I canti che sostengono l’anarchia, diffondendosi persino fra comunisti e socialisti, stanno alla base
del canto sociale contemporaneo: si pensi a Fabrizio De André, a Léo Ferré, a Francesco Guccini, ai
Sex Pistols. Questo libro è la prima ampia ricognizione storica del canto libertario dalle sue origini
al presente e, allo stesso tempo, una vasta antologia, che accosta le storie e i versi di individualisti e
organizzatori, di attentatori tenebrosi e avvocati libertari, di pedagoghi catalani e cavapietre
carrarini, di tutte le cavaliere e i cavalieri erranti di un ideale che per oltre sessant’anni (1870- 1936)
fu il principale terrore dei potenti e la più grande speranza degli oppressi.