- L’antiecologia dominante
“Transizione ecologica”, è una definizione che vorrebbe sottolineare l’intenzione di
attuare un passaggio da un sistema produttivo intensivo e non sostenibile a un modello che
invece ha il proprio punto di forza nella sostenibilità, ambientale sociale ed economica.
Almeno secondo quanto dichiarato da diversi governi vigenti per contrastare i
cambiamenti climatici che stanno imperversando.
Dichiarazione volutamente ipocrita. Come infatti emerge dai vari dibattiti governativi e
intergovernativi, più che altro si fa finta di occuparsi dei diversi problemi globali che
affliggono il rapporto malato che la specie umana ha con l’ambiente che ci ospita. Nella
realtà ci si occupa di tentare di raddrizzare l’economia, che da più parti sta mostrando
diverse crepe, almeno dal punto di vista dei bisogni generali delle persone.
Davvero “lor signori” ci vorrebbero convincere che credono nella cosiddetta transizione
ecologica che stanno propagandando? Davvero non si rendono conto che non si tratta di
una ridefinizione sostanziale e radicale del rapporto tra specie umana e natura, ma più
furbescamente di una riorganizzazione finanziario-economica delle produzioni che ben
poco ha a che vedere, se non nulla, con un riequilibrio ecologico degno di questo nome? Di
quelle programmate dagli Stati per cercare (senza riuscirci) di non soccombere ai
cambiamenti climatici in atto, nessuna ha seriamente anche una vaga possibilità di essere
assimilata a un passaggio epocale verso un rapporto di cooperazione integrata tra uomo e
natura.
Non è affatto azzardato sostenere che nei fatti e nel senso non esiste transizione ecologica
che sia in qualche modo degna di questo nome.
Un esempio per tutti. La costruzione a livello industriale di batterie a carica elettrica che
forniscano energia senza combustioni di sorta, indispensabili per ogni produzione
energivora, compresi i motori elettrici per le nuove “auto a emissione zero”. Se
innegabilmente le loro emissioni rispettano le prerogative anti-inquinamento, purtroppo il
recupero estrattivo dei metalli indispensabili alla loro realizzazione e la tecnicalità
produttiva per la loro raffinazione sono devastanti dal punto di vista ambientale, come per
le condizioni disumane di sfruttamento.
I metalli indispensabili alla loro produzione, cobalto litio nichel alluminio e manganese,
già all’atto della loro estrazione presentano grosse e terrificanti problematiche
antiecologiche, in particolare cobalto litio e nichel, perché sono generatori di grosse pecche
e disfunzioni inquinanti, oltre a determinare situazioni di sfruttamento lavorativo, spesso
vere forme di schiavismo, anche in buona parte minorile. È questa la prospettiva del
rinnovamento per un mondo nuovo mondato verso la transizione ecologica?
Che tristezza! La nostra specie non ce la fa proprio a far qualcosa senza provocare,
volutamente, ingenti danni e generare disastri il più delle volte irreparabili Il massacro
continua, assieme al deterioramento umano e terrestre di cui siamo sempre più i maggiori
responsabili e da cui non riusciamo, né sinceramente vogliamo, uscire.
Lo so perfettamente che la colpa è principalmente di chi gestisce le redini del dominio
imperante. Al contempo, purtroppo, non vedo opposizione vera e seria, bensì un insieme di
complicità a vari livelli, dall’alto e dal basso, che non fanno altro che confermare secondo
dopo secondo lo status quo. Riusciamo soltanto ad essere massimamente efficienti a livello
distruttivo, come dimostrano i preoccupanti venti di guerra che senza tregua continuano a
imperversare da diversi, troppi, millenni.
Andrea Papi
22 febbraio 2022
fonte:https://www.libertandreapapi.it/riflessioni-flash.php
Articolo ripreso su proposta di :
Damiano
guest
Bello!