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Sindemia, Capitalismo e liberta individuali

Mentre si discute accanitamente delle libertà individuali, venendo oramai quasi alle mani, nei teatrali Talk televisivi come sui mezzi pubblici, gli unici reali bisogni che sembrano dettare ogni scelta nella gestione della pandemia sono di ordine economico. Il modello di sviluppo capitalistico mondiale che ha accelerato la diffusione del Covíd non viene messo in dubbio: stili di vita nocivi, urbanizzazione selvaggia, inquinamento, distruzione dell‘ecosistema, politiche dissennate dei sistemi sanitari pubblici, della scuola e dei trasporti. La sindemia in corso che colpisce, cioè, gli strati più deboli delle popolazioni, viene contrastata quasi unicamente col mantra dei vaccini, pagati profumatamente alle multinazionali di Big Pharma, le quali si guardano bene dal mollare la presa sui brevetti che permetterebbe l’accesso agli stessi anche alle popolazioni a basso reddito. Il business futuro sono le varianti, che come la Delta o, ultima in ordine d’arrivo, l’Omicron, proliferano laddove la copertura vaccinale è bassina. In ogni caso, la responsabilità degli eventuali fallimenti delle strategie governative può  essere sempre scaricata sui cittadini, potenzialmente irresponsabili, i cui comportamenti (indotti dallo stesso capitalismo di sorveglianza!) verrano colpevolizzati, costringendo le autorità al varo di sempre maggiori restrizioni, ricatti sociali e lavorativi, leggi Green Pass, Super Green Pass e chissà cos’altro ancora ci riserva il futuro. 
Ora mi domando, in questo contesto, ha ancora senso parlare di libertà individuali e soprattutto di quali?  Prendiamo, ad esempio, le posizioni intransigenti dei liberal (finalmente venute a galla) che, per nulla al mondo cambierebbero il loro stile di vita, fatto di immane spazio per loro (giuridico-economico, vertente sulla proprietà privata) e poco spazio per gli altri, i quali si dovrebbero finalmente rendere conto che le loro libertà finiscono e piuttosto presto,  laddove inizia il grande spazio aperto del libero mercato di costoro. Aborrendo la gogna mediatica contro i non vaccinati, tra i quali troviamo sicuramente molti liberal col vezzo della “trasgressione per una stagione” (ecchisenefrega se la loro impostazione più libertarian che libertaria, contribuisca al contagio di qualche attempato nonnetto che ancora attarda la sua dipartita da questo mondo…), cerchiamo invece di capire la  posizioni di molti sfruttati, disoccupati, marginali, dei senza diritti e reietti della società dei consumi. Cosa volete che gliene freghi a costoro della scienza, se a propinarla con imposizioni e restrizioni è uno Stato e una classe dirigente che solo ora si ricorda di loro? Non che questa mandria di coglioni ottusi e pure ostinati rischi di inceppare gli ingranaggi della meravigliosa macchina capitalista, atta a perpetuare i profitti dei pochi, ma piuttosto, essi rappresentano un boccone troppo ghiotto per non mettere in pratica politiche di controllo e coercizione, per resettare insomma le strategie di un capitalismo sempre più spregiudicato che va a braccetto con l’autioritarismo paternalista in salsa digitale dei governi. 
Le posizioni dell‘estrema destra non fanno testo. In realtà, non sono mai esistite. Come sempre i fascisti spuntano quando c’è la crisi. Soffiano sul fuoco, si ergono a capipopolo e conducono la mandria a furia di tortorate ben assestate. L‘augurio è che „l‘uman carname“ non si renda conto troppo tardi di come e da quante parti venga manipolato per poi venir condotto al macello. In questo momento storico piuttosto, riecheggiano le parole che Bakunin scrisse con una semplicità disarmante: „Rispettando la libertà e l’umanità degli altri, rispetto la mia”… Esiste dunque un confine tra libertà individuale e collettiva? No Borders…
Nino Lisibak 

#MIGRANTI: IPOCRISIA SCHIZOFRENICA

#MIGRANTI: IPOCRISIA SCHIZOFRENICA

E' dai primi giorni di Settembre che si parla di emergenza migranti al confine tra #Bielorussia e #Polonia, come se si stesse trattando di operazioni di guerra a tutti gli effetti, in cui famiglie e persone iraqene, siriane, curde e afghane vengono etichettate come “mercenari”, “scudi umani”, “armi”.
Così la “#FortezzaEuropa”, paladina dei diritti, si schiera con il governo polacco reazionario per “proteggere” un paese di quasi 40 milioni di abitanti dalla “massa” di 5.000 invasori provati da stenti, fame, freddo e privazioni: quasi 20.000 militari e poliziotti armati di tutto punto, chilometri di reti e filo spinato, squadroni di neonazisti a caccia di migranti, 368 milioni di euro per costruire muri e barriere.
Il risultato sono centinaia di assiderati e almeno una quarantina di morti, tra cui donne e bambini: La Democrazia Liberale Europea!
Allo stesso tempo, mentre si accusa di guerra la Bielorussia e si lasciano morire i migranti su quel confine, continuano i morti nel mar Mediterraneo che fuggono dai lager e dalle milizie in Libia, pagate e armate dall'Unione Europea e, la scorsa notte, nella manica, sono morte almeno 30 persone annegate e assiderate a causa di un naufragio nel tentativo di raggiungere la Gran Bretagna.

Questa è la logica ipocrita della borghesia europea:
Da un lato urla alla crisi demografica spingendo a far figli per poter aver più giovani sfruttabili;
dall'altro mentre sfrutta come neo-schiavi gli immigrati in ogni settore a basso reddito e zero diritti li lascia morire come mosche nelle rotte per fare la voce grossa con i poveri.
I miliardi degli evasori e degli sfruttatori, le loro merci e i carichi di armi e morte, non possono essere fermati ai confini del mondo globalizzato, ma i poveri e gli sfruttati troveranno sempre muri, fili spinati e morte sulle loro strade per una vita dignitosa.

#NoBorders
#SolidarietàconiMigranti
#PorteAperteallePersonePortiChiusialleArmi
#EuropaAntifascista

Testo del Gruppo Genova antifascita 

comunicato stampa: no al carcere minorile

Coordinamento Contro il Centro educativo chiuso per minorenni

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

PERCHÈ OPPORSI AL FUTURO CECM (centro educativo chiuso per minorenni)?

 

Come riferito dalla stampa, la granconsigliera Plr Cristina Maderni ha recentemente ultimato la bozza del rapporto favorevole ai messaggi governativi del 15 aprile 2015 n. 7086 e del 7 giugno 2017 n. 7086A concernenti l'approvazione della Legge sulle misure restrittive della libertà dei minorenni nei centri educativi, del Piano di utilizzazione cantonale e del contributo unico e massimo a fondo perso di CHF 3'345'000.- per la realizzazione di un centro educativo chiuso per minori. Il Parlamento potrebbe approvare il rapporto già a dicembre o all’inizio del 2022. Il Coordinamento Contro il Centro educativo minorile chiuso è allibito di fronte alla totale ignoranza delle criticità emerse e delle contestazioni sostanziali da parte di una qualificata coorte di professioniste, professionisti del settore, cittadine e cittadini nonché dal nostro coordinamento. Ricordiamo che nel 2018 circa 500 operatori sociali del Canton Ticino hanno firmato una petizione di opposizione alla creazione di tale inutile struttura. Ebbene, nell’imminenza di una decisione orfana di elementi probanti, il Coordinamento vuole ribadire i punti per cui invita accoratamente il Parlamento a rigettare il progetto CECM.

 

Il cantone Ticino deve davvero dotarsi di una struttura che di fatto come pensata e strutturata, sarà un carcere minorile?

 

Privatizzare una struttura che servirà anche per far espiare pene detentive, significa mettere il primo tassello alla privatizzazione della carcerazione. È quello che vogliamo?

 

Le problematiche iscritte nelle politiche giovanili, non meritano un approccio diverso da quello repressivo a scapito di quello educativo?

 

Vi sembra normale prevedere misure di contenimento che contemplano lisolamento e il fissaggio al letto con delle cinghie (modalità per altro abolite in ambito psichiatrico) quali strumenti educativi”?

 

Queste sono solo alcune domande che vogliamo porre alla popolazione e ai suoi rappresentanti in Gran Consiglio.

 

Noi, come coordinamento contro il CECM, ci opponiamo con tutte le forze a questo progetto. Invitiamo tutti coloro ritengano che i/le giovani vadano accompagnati/e e sostenuti con interventi non equiparati alle logiche applicate agli adulti, a sostenerci!

 

Come si può pensare che un centro chiuso possa essere educativo?

 

Le politiche carcerarie generano l’80% di recidive. Cosa ne sarà di questi minori che già a partire dai 12 anni dovranno sperimentare sulla propria persona tali misure?

 

Il centro chiuso determinerà l’esclusione più radicale dei giovani dal tessuto sociale. La maggior parte di loro vivrà male tale intervento e quando uscirà sarà più arrabbiata di prima perdendo così ulteriore fiducia negli adulti con la conferma che la rete sociale di protezione non sarà stata di loro aiuto.

 

Rispetto a questo progetto non viene nemmeno presa in considerazione la possibilità di potenziare le capacità di accoglienza delle numerose strutture già esistenti evitandone così la costruzione. Lo si vuole a tutti costi comprensivo di pronta accoglienza e osservazione dei soggetti problematici, di reparto per misure disciplinari,di protezione e di espiazione delle pene (scelta questa non voluta dalla Confederazione in una tale struttura). Questo centro indurrà sicuramente chi ora si occupa di adolescenti, a far capo allo stesso per i casi più problematici da gestire!

 

Il Cantone se ne fa già carico (e i casi sono pochi) grazie a strutture oltre Gottardo (unico limite le barriere linguistiche) .

Noi crediamo che scegliere di creare delle situazioni momentaneamente protette con una politica di accoglienza e di sostegno, grazie a scelte educative che privilegiano la relazione, sia molto meno dispendioso e più adatto ai bisogni dei giovani che dovrebbero far capo al CECM.

In alternativa allo stesso, implementando il numero di educatori specializzati, di foyer o comunità di tipo terapeutico ed educativo, sarà favorito un recupero più rispettoso del loro divenire.

 

Infine, è utile ricordare che diversi Cantoni svizzeri tedeschi e francesi, con l'intenzione di realizzare centri chiusi simili, vi hanno rinunciato per motivi simili a quelli da noi elencati.

 

 

Bellinzona, 30.11.2021

 

Coordinamento Contro il Centro educativo chiuso per minorenni

Recapito postale:

c/o Circolo Carlo Vanza, Via Convento 4, 6600 Bellinzona

 

Occupazione a Yverdon

Da ottobre il quartiere Clendy è occupato dai manifestanti che lo difendono dalla cementificazione speculativa prevista. In questi giorni sono sotto forte pressione da parte delle autorità. Solidarietà e contatti !