Qui nessuno vuol fare la rivoluzione…
Le rivoluzioni, piccole e grandi sono sempre in atto, o covano sotto la cenere lasciata dall’ingiustizia.
Oggi nessuno ha intenzione di scagliarsi contro istituzioni o schieramenti decisamente più forti, tecnologicamente più evoluti, equipaggiati ecc. Chi lo fa lo stesso, tipo la sinistra antagonista, ne paga e anche pesantemente le conseguenze.
La gente in Occidente ha sviluppato una dicotomia tra la propria vita civile, lavorativa, “pubblica” e quella privata. In questa dinamica è già insita la rivoluzione, o tutta una serie di micro rivoluzioni. Perché se il privato è l’ultimo spazio di libertà autentica rimasto- appena metti il naso fuori di casa iniziano i guai, essendo “là fuori” un bordello assoluto, causa la mancanza di un’organizzazione sociale improntata sulla condivisione- questo spazio tenderà naturalmente a volersi espandere e va in ogni caso difeso, ad esempio contro il carovita. Quindi è inevitabile che si arrivi allo scontro tra le due realtà: il “servo” che lavora per sé stesso (nella vita privata si è tutti finalmente “padroni”), avrà sempre maggiori difficoltà a servire e il padrone tende naturalmente ad allargare il suo potere, esattamente come fa il padrone nella vita lavorativa.
Poi, è vero che vi sono diverse condizioni di lavoro, frutto anche della capacità personale di crearsele e di una volontà di maggiore libertà che ha implicato scelte difficili e radicali per mantenerle o migliorarle. Sono micro rivoluzioni queste. Ora ci manca ancora un ultimo step: il diritto all’ozio, di cui parlava il genero di Marx, Paul Lafargue. E l’ozio, per essere godimento, dev’essere VERO. Io vedo in giro solo gente annoiata, ma parecchio “oziosa” (è una pigrizia antipatica e figurati quanto lo può essere agli occhi di quei lavoratori, gli schiavi veri e propri, razzializzati, immigrati o che vivono in realtà, specie nel sud del mondo, decisamente meno “sbrilluccicanti”). In parte lo è per incapacità propria di divertirsi veramente; ci si fa imboccare dalla macchina del divertimento, fatta di altrettanti schiavi- magari più ricchi come i calciatori o gli attori hollywoodiani- che ci propone di tutto e di più: dal calcio, ai film- le famigerate serie TV- al sesso a pagamento, a tutto l’armamentario di tutti gli hobby possibili (in America molta gente colleziona addirittura armi, per dire…). Ciò che era una passione diventa quasi un vizio, insomma. Ed è appunto una società di viziati e viziosi che è comunque molto violenta. Una persona veramente FELICE non è violenta. Ergo: è una società di viziati infelici. Ma ognuno di questi percorsi individuali tende naturalmente verso la felicità. Che forse non risiede nel possedere una villa megagalattica, il macchinone, la Jacuzzi e svariati gingilli e orpelli stile afro-rapper californiani…In ogni caso- in Italia abbiamo appena visto le ville dei Casamonica, per fare l’esempio più becero- tutta sta “robba” costa e qualcuno la deve pur produrre…Costa anche in termini di spazio levato agli altri su un pianeta che nel 1955 contava ancora “solo” due miliardi e mezzo di persone e che, nel frattempo, in soli settanta anni è arrivato a sfiorare gli otto miliardi di unità con la conseguente devastazione ambientale dovuta all’estrazionismo, alla produzione in serie dei cosiddetti beni di consumo, agli allevamenti intensivi e soprattutto alla gigantesca massa di rifiuti anche tossici che oramai sono entrati nella catena alimentare. In conclusione, lo scontro tra le singole realtà è già in atto. E ci coinvolge proprio tutti, volenti o nolenti. Proprio appena mettiamo il naso fuori dalle nostre tane…
Contributo: Damiano