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La fonoteca del Circolo: Musica anarchica

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza 11/2014)
La musica è forse una delle espressioni artistiche che più profondamente interagisce con l’animo umano. Non a caso essa accompagna momenti sensibili della vita personale, di coppia e sociale fino alla produzione di stati ipnotici di gruppo come nel caso delle marce o di certe feste elettroniche. Ci si può allora porre la domanda se esistono forme di espressione musicale libere, indipendenti, non commerciali, s-catenate, emancipatorie, ossia meritevoli dell’appellativo di “anarchiche” al di là del classico repertorio della “canzone” popolare, folk, rock, punk ecc. di protesta.
Tra le prime riflessioni sul tema troviamo un breve testo del 1912 di un compositore ucraino, Thomas v. Hartmann, “L’Anarchia nella musica”: “Non esistono leggi esterne. Tutto ciò contro cui non si solleva la voce interiore è permesso (…). Pertanto, nell’arte in generale e in particolare nella musica tutto ciò che è scaturito dalla necessità interiore è valido. Il compositore vuole esprimere ciò che in quel momento è la volontà della sua intuizione interiore (…) Sia quindi benvenuto il principio dell’Anarchia, il solo principio che può portarci all’avvenire radioso di una nuova rinascita, nell’arte.”. Nella stessa rivista in cui pubblicò il v. Hartmann, il “Der Blaue Reiter”, si trovano anche le seguenti considerazioni del teorico dell’arte russo Nikolai Kulbin: “La musica della natura, la luce, il tuono, il fischio del vento, il mormorare dell’acqua, il canto degli uccelli è libera nella scelta dei toni (…) la musica libera si orienta in base alle stesse leggi della natura come la musica e tutta l’arte della natura (…). È possibile un grande progresso nella musica quando l’artista non sarà più vincolato alle note.
Già qui si gettano le basi per la concezione della parità dei fenomeni acustici di un compositore che non solo propugnava musica anarchica, ma era personalmente anarchico, John Cage. Questo avanguardista con l’obiettivo della non intenzionalità ma anche della eliminazione delle gerarchie scrisse: “Siccome la teoria della musica convenzionale è una serie di leggi che riguarda soltanto i suoni ‘musicali’ e non ha nulla da dire sui rumori, era chiaro fin dall’inizio che ciò che occorreva era una musica basata sul rumore, sull’assenza di leggi del rumore. Dopo aver creato qualcosa come una musica anarchica, sapremo in seguito introdurre in questa esecuzione anche suoni cosiddetti musicali. Abbiamo bisogno innanzi tutto di una musica in cui non solo i suoni siano solo suoni ma anche le persone solo persone, vale a dire non soggette a regole stabilite da uno di loro, anche se è ‘il compositore’ o ‘il direttore d’orchestra’. In fin dei conti, ci occorre una musica in cui non si parli più di partecipazione del pubblico, in cui la distinzione tra pubblico e musicisti si dissolve: una musica fatta da tutti” (M:Writings 67-72, 1973).

La specificità anarchica risiederebbe quindi nella dissoluzione di strutture musicali convenzionali, nell’eliminazione delle gerarchie, nell’integrazione del casuale, nella ricerca di un rapporto paritario tra esecutori e pubblico. Un’altra pista, in virtù di aspetti strutturali come la poliritmia e dell’improvvisazione ci porta, per il tramite delle percussioni africane, al jazz. A questo genere di musica, d’altra parte, soggiace una tensione emanicipatoria già in virtù delle sue origini e musicalmente ribadita con la rivolta del bebop di Charlie Parker, Thelonius Monk, Miles Davis, Dizzy Gillespie solo per menzionare alcuni protagonisti. Non è un caso che questa rivolta diede anche la colonna sonora alla successiva rottura con le convenzioni per una vita autodeterminata del movimento beat e per “L’uomo in rivolta” dell’esistenzialismo parigino, così come il successivo Hardbop di Art Blakey, Sonny Rollins o Charles Mingus la diede alla lotta per l’emancipazione razziale dei neri per poi sfociare nel Free Jazz (Ornette Coleman, John Coltrane, Archie Shepp) con la sua messa in discussione di qualunque regola. Tra l’altro, un’esponente del Free Jazz come Charlie Haden e la sua Liberation Music Orchestra ha inciso sull’album Dream Keeper anche una “Hymn of the anarchist Women’s  Movement”. Il Free Jazz appare dunque a sua volta come un affrancamento emancipatorio anche dal legame tra musica e emancipazione razziale, come ha ben evidenziato l’incontro tra la Sun Ra Arkestra e gli MC5 al seguito di John Sinclair (White Panther). Dicevano i giornali: “There was mutual admiration between the two bands, and a shared tendency towards anarchy”. S’insinuano qui poi anche le trasversalità di Eugene Chadbourne (The competition of misery”, Stella* Nera, 2002, CD), con esecuzioni, tra l’altro, di brani di Phil Ochs e Pete Seeger, la Joel Orchestra (“Yggia vilyggia”, Stella*Nera 2004, CD), Erik Friedlander, che come Chadbourne ha collaborato con John Zorn, e Roberto Dani (“Schio Duemilaquattro”, Stella*Nera, 2005, CD).

Se qui abbiamo appena potuto accennare, a mo’ d’introduzione ma già citando alcune opere presenti in fonoteca, a una tematica ancora tutta da esplorare ma che si inserisce altresì nel solco argomentativo di Peter Heinz tracciato in “L’Anarchismo e il presente” (Edizioni La Baronata, disponibile al Circolo), ben più conosciuto è il filone della tradizione delle canzoni anarchiche di lotta e di protesta a partire dall’800 a oggi. Qui si tratta del patrimonio storico dell’anarchismo, dei canti tramandati di generazione in generazione, di rivolta in rivolta, di manifestazione in manifestazione, di bevuta in bevuta. Qualcosa di tale patrimonio è disponibile anche al Circolo su supporti audio. Non è qui il caso di essere eccessivamente esaustivi per due ragioni: il primo è che tutto questo materiale dev’essere ancora classificato; il secondo è che la fonoteca è in costante ampliamento e domani la sua composizione potrebbe già risultare significativamente più ricca. Mi limiterò quindi a presentare il materiale “fondamentale”.
Senza dubbio, per noi latini è essenziale l’antologia della canzone anarchica Addio Lugano bella, (I dischi del sole 1968, LP), con interpreti vari. Pier Carlo Masini la commenta così “Gli anarchici vivono anche in queste canzoni, drammaticamente e nobilmente, le loro contraddizioni: occhi sognanti barricate dietro le sbarre di una prigione, pessimismo della denuncia e ottimismo della profezia, rabbia e amore, violenza e solidarietà. Ma le contraddizioni sono confuse e superate in quella luce libertaria che illumina un mondo ancora cerchiato dal comando e dalla servitù”.

Tra i brani sul disco, Addio Lugano bella (Anonimo-Gori) interpretata dal Coro Anarchico di Ancona. La canzone “Figli dell’officina”, attribuita in copertina ad anonimo, sembrerebbe invece composta da Giuseppe Raffaelli, militante anarchico, di Cerreto, Comune di Montignoso (Massa Carrara) e Giuseppe Del Freo di Viareggio nel 1921 con l’intenzione di scrivere un inno degli Arditi del Popolo della zona attivi fino al 1923 [Archivio Primo Moroni]. Un’altra pubblicazione antologica è Gli anarchici (1864-1969) del Canzoniere internazionale, (Cetra 1973, LP); l’unica canzone recente (del 1969) è però la “Canzone per Giuseppe Pinelli”, ossia “Quella sera a Milano era caldo”. Questo doppio album è disponibile anche su CD. Sempre dell’etichetta Dischi del sole sono disponibili 2 micro 33 giri, ossia i Canti anarchici 1 e 3, ristampe rispettivamente del settembre 1965 e del novembre 1965. Le canzoni qui incise sono in parte diverse o con interpreti diversi da quelle dell’LP. Sul n. 1, oltre ad “Addio a Lugano” e “Stornelli” si trovano anche “La colonia Cecilia” e “Già allo sguardo”, mentre sul 3, oltre a “Sante Caserio” che si trova identica anche sull’LP, sono incise “Sacco e Vanzetti” e un’altra interpretazione della “Marsigliese del lavoro”. Su Canti e inni socialisti 2 (I dischi del sole, 1963, micro 33) troviamo tra l’altro tre brani ben noti e spesso cantati anche in ambito anarchico: “Il feroce monarchico Bava”, “La canzone della lega” e una storica registrazione (del 1908 ca.) dei Nuovi stornelli socialisti (“E quando muoio io…). Sul disco Canti rivoluzionari italiani (interpreti vari, Way Out, 1972, LP) troviamo, per i canti anarchici, “Noi vogliamo l’uguaglianza” (qui attribuita ad Anonimo, ma almeno in parte di Pietro Gori [Archivio Primo Moroni] e “Addio a Lugano”, mentre per i canti rivoluzionari più recenti Il Canzoniere delle lame e il Canzoniere Internazionale interpretano “Contessa” (Pietrangeli) e “Cara moglie” (Della Mea).
Tra i 4 micro 33 giri della Dischi del sole dedicati ai Canti della Resistenza italiana presenti in Fonoteca (ossia i n. 3,6,7 e 10, tutti del 1965) sono di interesse per la canzone anarchica il n. 3, con un’interpretazione di Michele L. Straniero del canto dei partigiani anarchici del battaglione Lucetti “Dai monti di Sarzana” e il n. 10 per un’interpretazione bandistica di “Figli dell’officina”. Va però detto che il n. 10 è in realtà una registrazione di voci, slogan, discussioni e canti della  manifestazione del 9 maggio 1965 a Milano per il ventennale della Liberazione; di particolare interesse è qui una sbilenca interpretazione da parte di un gruppo di giovani genovesi di “E poi poi poi ci chiamavano teddy boys”, una precoce espressione canora della rivolta giovanile.

Tra i documenti sonori della tradizione merita un posto di tutto rispetto il magnifico Cd “Voce di donna ha l’anarchia” prodotto da Marco Pandin e Fabio Santin (aparte/stella*nera 2005, dedicato a Marina Padovese) con, tra varie interpreti, Caterina Bueno, Paola Nicolazzi e Lalli. Il CD contiene però anche brani più recenti come “Il disertore” di Boris Vian nella versione italiana di Ivano Fossati e interpretato da Giuseppina Casarin, la “Canzone del maggio” (tratta da un canto degli studenti parigini del ’68) alla cui stesura collaborò Fabrizio de André e cantata da Sandra Mangini, la “Canzone di Leila” di Michael Buhler nella versione italiana di Alessio Lega, cantata da Isa e “Questa è l’ora di Franti” cantata da Lalli. Altrettanto valido è l’autoprodotto “… un mondo di fratelli e di sorelle” dell’A-Band contenente, oltre a reinterpretazioni (in chiave ritmica moderna) del repertorio classico, anche brani nuovi come “Sono di Modena”, “Technomakhno”, “Fare il militare”, “Camenisch” (di Alfonso Nicolazzi), “Padroni di niente”. Il brano Camenisch merita una segnalazione particolare perché, sulla falsariga di “Addio a Lugano”, contiene un’aspra resa dei conti con la Svizzera ufficiale. Simile è il CD di Les Anarchistes, Figli di origine oscura, autoprodotto, 2002, che presenta anch’esso reinterpretazioni di classici più diversi brani di Leo Ferré nonché la versione (forse) originale di “Bella Ciao”: “Bella ciao” è il canto della resistenza più famoso, conosciuto in tutto il mondo. Ma pochi sanno che originariamente si trattava di un canto delle mondine, un canto di protesta contro i padroni che le  costringevano a condizioni di lavoro disumane (grazie a Dada per la segnalazione; questa versione “originale” si trova anche su Nuovo Canzoniere Italiano, “Bella ciao”, I dischi del sole, LP 1964 ). Il documento sonoro Primo Maggio Anarchico Carrara 2002 (Cooperativa Tipolitografica 2003) è la registrazione dell’intero svolgimento della manifestazione, compresi gli interventi dal palco. Ai nostri fini è interessante soprattutto la parte finale, con “Il nostro maggio”, una ballata eseguita da Donato Landini, Alfonso Nicolazzi che intona “Gorizia” e la “Canzone di lotta gragnanina”, “La Gismonda” e il “Galeone” (testo dell’anarchico e antifascista Belgrado Pedrini, composto nel carcere di Fossombrone nel 1967, musica di Paola Nicolazzi, 1974) interpretata da Soledad Nicolazzi. Particolare è l’opera di Paola Sabbatini e la Inafferrabile Banda Durruti, “Omaggio a Francisco Ferrer” (Bruno Alpini e Stella*Nera, 2010, CD), sia per gli interpreti (Elisée Reclus e Emma Goldman ai clarinetti, Proudhon al corno francese ecc….) sia per la rarità dei brani (tutti dedicati a Ferrer), sia perché coinvolge direttamente gli anarchici ticinesi: il testo del curatissimo libretto è la traduzione di Daniela Zarro-Mattoni del testo di Alfredo Gonzalez pubblicato su Voce Libertaria n. 10, 2009. Per quanto concerne il patrimonio tradizionale non italiano, segnalo la raccolta spagnola Canciones Libertarias (Fundacion Anselmo Lorenzo), e i due dischi “A las barricadas” e “Hijos del pueblo”, uno prodotto da CNT/FAI e interpretato da Voces Libres (1977, V) e l’altro Edizioni A (V), con registrazioni originali dell’epoca della rivoluzione spagnola. In seguito a un’idea scaturita all’Anarcopranzo del 2014, è nata la curiosità di approfondire il tema dell’ispirazione anarchica nella musica country americana. In anteprima, un contributo su questo tema di Susanne di San Francisco: “Ciao, sono Susanne, quella che sta a San Francisco.
Grazie per il buonissimo pranzo e la piacevole compagnia. Ieri verso la fine si parlava di musica di ispirazione anarchica, e uno di voi mi ha chiesto della musica country e l’anarchismo.
Ho trovato di cose che penso possano interessarvi. Ho trovato il film di cui parlavo ieri sulla storia del country “politico” (che lo era stato alla nascita): “Big Country”. Il documentario non è ancora finito, ma ho visto un pezzettone durante una cena. Un particolare che mi ricordo è che all’inizio folk e country non erano categorie distinte. Il country è “nato” come progetto commerciale e quindi è stato poi svuotato dei contenuti di sinistra e “labor issues”. Il documentarista si chiama Jesse Drew, è un  attivista/archivista dell’area di San Francisco e descrive così il suo progetto: “Le radici del Country and Western sono piantate nella classica tradizione americana della resistenza contro il Capitale, della libertà dalla intrusione del “big government”, e della difesa dei diritti dei lavoratori, contadini, e degli espropriati di vivere con dignità’.  (http://www.jessedrew.com/country.htmlhttp://www.jessedrew.com/Documents/big_country_1_page.pdf)

Altri link che potrebbero interessarvi: la pagina wikipedia di Archie Green che si descrive
come “anarco-sindicalista con tendenze libertarie”. Di origine “working class” (ha lavorato nei porti e nelle miniere), poi spostatosi nelle università, ha documentato la cultura e specialmente la musica della working class americana. http://en.wikipedia.org/wiki/Archie_Green. Little Red Songbook: di Archie Green, una raccolta di tutte le canzoni dei wobbly (IWW), penso però che queste canzoni verrebbero categorizzate folk ora (http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Red_Songbook). Quindi, pur essendo per ora la fonoteca priva di materiali a questo riguardo, qualcosa si sta muovendo…un invito a contribuire! Un secondo filone riguarda gli interpreti e autori di canzoni anarchiche moderne, a sua volta suddivisibile in canzoni anarchiche e non interpretate da anarchici e canzoni anarchiche o assimilabili interpretate da non anarchici (come John Lennon o Francesco Guccini, tanto per intenderci). Partendo ancora una volta dalla lingua italiana, diamo la dovuta preminenza a Fabrizio De André, del quale la Fonoteca dispone del CD “ed avevamo gli occhi troppo belli”, nel cui lbretto si possono leggere i contributi “Fabrizio e l’anarchismo” di Paolo Finzi e “La canzone degli oppressi” di Romano Giuffrida. Nel CD si possono ascoltare, oltre a due canzoni “Se ti tagliassero a pezzetti” (con la strofa signora libertà signorina anarchia) e “I carbonari” le presentazioni introduttive ai brani di De André registrate dal vivo in vari concerti. Disponiamo inoltre del lavoro di Carlo Ghirardato “Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite” (autoprodotto 2005?) con 15 bellissime canzoni di Fabrizio De André, ricordando per questo come per altri autori che citeremo che ovviamente solo una piccola parte delle loro liriche è direttamente leggibile come “anarchica”.

Uno solo poteva ridere mentre De Rossi diceva dei funerali del Re. E Franti rise.” (Edmondo De Amicis, “Cuore”). Ed ecco che la non-etichetta Stella*Nera presenta i Franti (“Estamo en todas partes”, 2006, CD), che spiccano, oltre che per l’originalità di una proposta musicale tra punk e free jazz, per essere promotori di un progetto di autogestione e autoproduzione. Di un grande amico del Circolo di cui è stato più volte ospite, Paolo Pasi, la fonoteca dispone del CD Fuori dagli schermi (autoprodotto, 2012) genere cantautorale, ironico, cabarettistico. Per quanto concerne altre lingue e altri Paesi, la fonoteca conserva di Drowning Dog e Malatesta l’album “Senza padroni” (EK 2011, CD), genere hip hop militante anarchico. Fondamentale è, ovviamente il magnifico lavoro di Marco Pandin sui Crass, “No love, no peace” (Stella*Nera/Bruno Alpini, 2013, 2 CD) con Crass, D&V, Flux of Pink Indians, Annie Anxiety dal vivo (1984). I Crass: “quel gruppo punk anarcopacifista che tra la fine degli anni settanta e la metà degli anni ottanta riuscì a strappare dagli artigli dell’industria discografica una discreta fetta di mercato  rivendicando l’autoproduzione e l’autogestione…” Qui il libretto è già quasi un libro, e comprende note storiche, considerazioni politiche, foto e i testi in italiano delle canzoni. Parlando dei Crass ovviamente si introduce il filone molto ampio dell’anarco-punk (qui l’elenco dei complessi, per via di una certa affinità elettiva di punk e anarchia, dai Conflict ai Dead Kennedys, dagli Zounds agli Oi Polloi, è lunghissimo). In Fonoteca è custodita la busta di documentazione dell’attività della band anarchica A//Political, contenente “the complete discography album by this legendary, anarcho peace punk band plus a 60 page book”. Il gruppo di Baltimora ha pubblicato dischi dal 1997 al 2000. Un CD legato alla lotta a Locarno per un Centro Sociale Autogestito è quello dei Mordazas “Un mundo lleno de mentes ciegas y enfermas”, (Grita o Muere 2003), reduci, con i Kako, da un concerto di sostegno al CSOA Il Molino. Il disco è autografato da tutta la band. I Tito’s Bojs dalla Slovenia hanno invece suonato alla Festa della Convivenza a Locarno lasciando al Circolo 2 CD: Electro Istra (Ca, Curac!? e Humanitanova, 2002) Picaiolo (BUM Records, Ca, Curac!? in creative commons, 2007). Genere: punk. Una raccolta italiana si trova sui 2 CD Revolution Pogo, documenti sonori abbinati alla mostra “Punk e creature simili 1979/’86” realizzata da e presso Undergound Spazio Anarchico di Bergamo nel 2004 con Wretched, Indigesti, Dioxina, Arrm, Nabat, Rappresaglia, Stalag 17, Irah, Upset Noise, Warfare, Raw Power, Rivolta dell’Odio, Pedago Party, Soglia del dolore, Messa a fuoco, Negazione, Revoluzione, Officine Schwartz e Kina. Una vera chicca è il CD La guerra infinta dei MAB, il cui nome viene dalle iniziali di Mikhail Aleksandrovic Bakunin (autoprodotto 2001). Del gruppo anarcopunk Kostra Nostra di Valencia la Fonoteca vanta il possesso della cassetta “una realidad cruda” (Odio y rabia, 2001 C).

Un po’ fuori contesto in quanto a supporto, ma pertinente come forma artistica è il DVD Sin Dios dedicato al gruppo omonimo (Diffusion la Idea Libertaria, Sindicato Espectàculos Comunication Artes Graficas CNT Madrid, 2000). Il titolo è “Más de diez años de autogestion.” Genere punk. Dall’Inghilterra, non potevano mancare i Chaos UK di King for a Day (Vinyl Japan, Discipline, 1996 CD), un autentico mito. Tra rock e punk si  collocano invece i Maniatica con il loro Vitaminas A (Illa Records 1988, CD). Pur essendo l’anarchismo presente in modo massiccio nel punk, anche altri generi musicali e altri interpreti ne hanno conosciuto la contaminazione (per esempio il folk rock dei Levellers e dei tedeschi Cochise, il metal degli Arch Enemy e dei Ratos de Porao, il punk-jazz di The Ex, i grandi cantautori francesi come Ferré e Brassens, l’italiano Alessio Lega). La Fonoteca ospita in questo settore 3 CD di Giacomo Sferlazzo, cantautore di Lampedusa, che contiene tra l’altro l’“Inno anarchico Sole e Baleno” (I Figli di Abele 2013, 3 CD). Ancora di Stella*Nera, merita ascolto la compilation degli Environs “Un pettirosso in gabbia mette in furore il cielo intero” dedicato ai “compagni in galera” (e contiene tra l’altro nel libretto la riproduzione di una lettera di Marco Camenisch dal carcere che termina così “Non c’è alcun motivo per perderci d’animo, per rassegnarci. Ci sono solo motivi per lottare cantando la vita.” CANTANDO la vita! Gli Environs sono il ramo che ha ereditato i cromosomi più sperimentali dei Franti. Molto particolare è il CD Jomo kai Liberecanoj (Stansy Productions, Vinilkosmo, 1998) con brani (tra cui A las barricada) cantati in esperanto. Nella cassetta Jaques Florencie chante Gaston Couté, il primo interpreta alcuni brani di questo poeta libertario dell’800. Per il settore folk-industrial, è disponibile in Fonoteca “L’internazionale cantiere” delle Officine Schwartz (Il manifesto, 1997, CD), per la musica elettronica il CD autoprodotto “DisAgio sonoro”.

Un settore particolare è quello delle raccolte, o compilation, di solidarietà con brani spesso piratati. La fonoteca dispone in particolare delle seguenti opere: Libertad (2006) e SoliCD 3 (2007), con numerose canzoni di lotta di tutto il mondo (da Manu Chao ai Chumbawamba ai 99 posse alla Brigada Flores Magón; nel primo c’è anche il noto brano No mas dei Zona Marginal e la potente versione di A las Barricadas di A.D.E.S.), “1° maggio 005”, Canti del [non] lavoro, sostiene l’antirep (CSOA Il Molino) con una specie di “best of” della protesta contemporanea italiana (Assalti fontali, Finardi, Graziani, Banda Bassotti, Area…), “Time is now, the place is here!” (pubblicato tra altri da “zürcher anarchistinnen”) con una raccolta mista di brani autorizzati e non (molti in svizzero-tedesco), tra cui i belgi René Binamé con un’incisiva “Quelques mots sur le cirque électoral” e la valse di Frida dei sardi Chichimeca. Altra compilation è “One law for them, another one for us” di sostegno all’anarchico inglese Mark Barnsley perseguitato dalla giustizia (canzoni punk). Molto scarno nelle indicazioni è il CD Atenco Rebelde inteso come “supporto economico ai compagni di Atenco colpiti dalla repressione” (Nodo Solidale, AudioResistance, CD); genere: musica elettronica (e non) autoprodotta, no-copyright. Atenco Libertad è del 2007; qui invece i generi sono vari (latino, ska). (autoprodotto, La Otra Campaña, CD). Il libretto, in spagnolo, racconta le lotte e la repressione ad Atenco.

Per quanto concerne i supporti fonografici non anarchici ma comunque raccolti in fonoteca, infine, meritano particolare menzione il CD “Casa del Vento – Genova chiama” contenente 4 brani di Luca Lanzi dedicati ai fatti di Genova del 2002 (Il Manifesto 2002), genere combat folk. Siccome Pino Masi è stato ospite dell’Anarcopranzo del Circolo nel 2013, la Fonoteca ha acquisito diversi suoi album (tutti CD): “Compagno sembra ieri (le canzoni del riflusso)”, “Alla ricerca della madre mediterranea”, “Simposio” (con Siri Austeen), “12 dicembre”. Pino Masi ha firmato alcuni dei canti di lotta più celebri del ’68 e degli anni successivi come Liberare tutti, Prendiamoci la città, L’ora del fucile (sulla musica di Eve of destruction di Barry McGuire), Lotta continua e ha partecipato alla stesura di una versione della Ballata per Pinelli. Inoltre, di Pino Masi & the Tribal Karma Art Ensemble, “S’av’ascialàri” (Culture Promoter
2010, CD). La fonoteca custodisce anche il disco originale in 45 giri di Lotta Continua del 1970 con le canzoni “Ballata di Pinelli”, “La violenza” e “La ballata della Fiat”, parole e musica del proletariato (Lotta Continua, V). Va rilevato che esistono diverse versioni della ballata a dipendenza dell’orientamento politico degli autori ed esecutori, come ricorda Joe Fallisi.
Inoltre: Oroc Flambé, Storia da un di da marz 2008, la canzone della lotta alle Officine FFS a Bellinzona; Contiamo su di voi di Los Fastidios (KOB. Mad Butchers 1998,CD), Georges Moustaki, Marche de Sacco et Vanzetti, con musica di Morricone (Polydor, 1971 V), Giorgio Gaber, L’amico / latte 70 ( Carosello 1972, V), Ivan Della Mea, la mia vita ormai, (Dischi del sole micro 33 giri, 1965), Ivan della Mea, le ballate della violenza (Dischi del sole micro 33 giri, 1968), Atene in piazza 1940/1965, canzoni della resistenza greca (Dischi del sole, 1965 micro 33 giri), No alla guerra / Bella ciao; la prima è interpretata da Michele L. Straniero, versi di Ignazio Buttitta (Dischi del sole, 1967, V), Luisa Ronchini, “tera e aqua” / “A Portomarghera”, (Linea Rossa, 1967, V), Movimento Studentesco, Compagno Franceschi / E se il nemico attacca. Testo e musica a cura della Commissione Artistica del Movimento Studentesco Milanese (1973, V): Roberto Franceschi, militante del Movimento Studentesco, fu ucciso dalla polizia nel 1973 mentre partecipava all’università a un’assemblea studentioperai non autorizzata dal rettore; Gruppo culturale italo-svizzero Brüttisellen, “Mattmark” e “La ballata dell’emigrazione” (FCLI, Dischi del sole, 1973). A proposito del tema di questo disco, vedi Voce Libertaria, n. 27 2014. Ultima acquisizione in ordine di tempo è “L’antologia (CD, autoprodotto, 2013)” di Luca Maciacchini, menestrello che canta in dialetto milanese e che ha allietato con le sue canzoni l’edizione 2014 dell’Anarcopranzo.

Infine, dulcis in fundo, il Circolo Carlo Vanza stesso si è fatto promotore di un’iniziativa musicale per un degno omaggio a Michail Bakunin nel 200° anniversario della sua nascita
chiamando in causa i seguenti interpreti: CCC CNC NCN, Against Me!, Schroeder  Roadshow, Kina, Literal-X, Oi Polloi, Panopticon, Kako, Tito’s Bojs, Congegno, Ton Steine Scherben, Zeppo, Arch Enemy, Against all authority, Jomo Kaj Liberecanoj, McPounz, Louis Lingg and the Bombs, RAdadub… in breve, davvero un bocconcino per padiglioni auricolari raffinati (2014): gli interessati possono rivolgersi al Circolo.

LP= vinile 33 giri, V = vinile 45 giri, C = cassetta, CD = è ovvio.

Idee raccolte tra l’altro dalle seguenti pubblicazioni: Musica Anarchica, de As 79, 1987 (disponibile al Circolo) e “Tönende Freiheit, Bibliothek der Freien 2008 (online).

Peter

Bollettino: Bollettino 11

Autogestione della produzione e dei servizi

(bollettino del Circolo Carlo Vanza 12/2015)
il materiale disponibile al Circolo Carlo Vanza
Sul tema dell’autogestione sono disponibili al Circolo numerosi libri (vedi http://www.anarcabolo.ch/vanza/elenco.php) settore e/o argomento: autogestione) concernenti soprattutto le più note esperienze storiche dalla Spagna del ’36 alle imprese recuperate in Argentina ma anche una serie di materiali sciolti, ordinati in scatole, che documentano esperienze per così dire isolate.
Il materiale è suddiviso approssimativamente in a) centri sociali autogestiti, b) imprese
autogestite di consumo, c) imprese autogestite della produzione (comprese le aziende
autogestite agricole) e dei servizi.

In questo numero del Bollettino presentiamo alcune tra le esperienze di autogestione del
gruppo c) per le quali non è disponibile materiale sotto forma di libri e opuscoli, motivo per cui bisogna attingere appunto alle famose scatole (“Archivio”). Non si tratta né di situazioni esemplari né di modelli di riferimento, unicamente di alcune realtà vive e attive meno conosciute e/o meno documentate. Nonostante l’importanza dell’esperienza non figureranno quindi in questa presentazione né ad esempio la Comune di Urupia (per una succinta presentazione vedi: http://www.lascighera.org/files /urupia%20integrale.pdf), né il complesso di cooperative di Mondragon (vedi per esempio Sharryn Kasmir, El mito de Mondragon, Txtalaparta 1999, presente al Circolo), o La Péniche in Francia (Créateurs d’utopies: http://www.autogestion.coop) perché su questi temi sono disponibili libri o altre fonti. Un’ultima osservazione: non sempre si tratta di esperienze esplicitamente anarchiche, anche se l’autogestione stessa è prassi libertaria.

Nel 1994, in Svizzera si contavano 600 imprese autogestite, di cui 90 aderenti alla “Rete per l’autogestione” (cfr. Isidor Wallimann, Selbstverwaltung – Soziale Oekonomie in schwiergen Zeiten, Heuwinkel Verlag Allschwil 1996).
Oggi per mancanza di dati non è possibile formulare una cifra. Vive e vegete sembrano essere in particolare le imprese della ristorazione ma non poche sono anche le aziende artigianali e industriali anche se spesso poco conosciute soprattutto nella Svizzera italiana. Tra queste, la Ego Elektrikergenossenschaft, ossia la Cooperativa di elettricisti Ego con sede a Winterthur. Nata nel 1982, descrive nelle sue linee guida i propri obiettivi come segue: “Gestione di un’attività economica comunitaria e solidale per la sussistenza dei suoi membri in forma autogestita”. Il principio della ripartizione del reddito è l’uguaglianza salariale. L’attività aziendale (impianti elettrici) è subordinata al rispetto dell’ambiente e delle persone. La cultura e la politica fanno parte dell’interesse aziendale. Attualmente vi lavorano una quindicina di persone. Sito (in tedesco): http://ego-elektro.ch/.
Nel settore artigianale è ancora attiva dal 1979 la cooperativa autogestita  Handwerkskollektiv che con una quindicina di addetti si occupa di falegnameria, carpenteria e pittura (dati aggiornati: http://www.handwerkskollektiv.ch).
Una particolarità elvetica è l’azienda Intercomestibles, poiché si tratta di una società per azioni in gestione collettiva. Nata 30 anni fa, si occupa della distribuzione di bevande. Dal rifornitore dei numerosi bar illegali e del centro sociale Wohlgroth, il più grande centro occupato della storia della Svizzera (vedi Patrick Frei, Wohlgroth, 1994, disponibile al Circolo), si è sviluppata un’azienda di 35 persone con un giro d’affari di 10 milioni di franchi che autogestiscono in collettivo l’impresa. La forma della società per azioni serve all’apporto di capitale esterno che tuttavia deve rimanere minoritario. Intercomestibles non nasconde le sue opzioni politiche: distribuisce birra cubana con un supplemento di 50 centesimi per progetti di solidarietà, partecipa al progetto HeidiBier “contro la destra” i cui proventi sono destinati a fondo di sostegno per immigrati illegalizzati, produce la birra anti-WEF. Fonte: Wochenzeitung 17 – 2002, aggiornamento: http://www.intercomestibles.ch/site/ueberuns/index.htm.
Tra l’altro, la Wochenzeitung (settimanale) è una delle più vecchie e con 45 persone anche una delle più importanti imprese autogestite in Svizzera con una struttura salariale egualitaria; al Circolo esistono vari documenti in merito.
Un settore industriale in cui spesso vengono applicate forme di gestione collettiva è quello della stampa. Al CCV abbiamo materiale che riguarda alcune tipografie storiche del
movimento come la Ropress o la Printoset di Zurigo oppure la “Subita” di Berna; nello specifico ci interessa qui  particolarmente l’A4 Druckerei Kollektiv sempre di Zurigo
(Dienerstrasse 19). Quest’officina autogestita di stampa, rilegatura e laminatura esiste dal 2012 e aderisce come impresa alla Federazione delle anarchiche e degli anarchici di lingua tedesca. Sito: http://www.a4druck.ch.
Come detto, nel settore della ristorazione le realtà autogestite sono numerose e in quasi ogni città c’è almeno un esercizio pubblico “alternativo”. Esemplare è il caso del Cafe Zähringer (Zahringerplatz 11) a Zurigo, autogestito dal 1981 e oggi un frequentatissimo punto di ritrovo con una buona cucina. Al Circolo è disponibile un’ampia documentazione.

In Italia abbiamo naturalmente come fiore all’occhiello la Cooperativa Tipolitografica di Carrara (http://www.latipo.191.it/).
Una realtà meno conosciuta di Urupia (vedi sopra) è la Comune comunista libertaria La Belle Verte nei pressi di Roma. Nella Comune la proprietà privata è superata con la sola eccezione degli effetti personali. La proprietà degli strumenti di lavoro e, in prospettiva, delle strutture immobili, del terreno e dei mezzi di trasporto è comune e indivisibile. I comunardi raccontano così la loro storia: “Tutto ha inizio in un magazzino a Roma, dove cinque o sei anarchici barbuti, riuniti intorno ad un bicchiere di vino, parlano della crisi che si scorge all’orizzonte e iniziano un percorso di analisi e progetto. L’idea, in estrema sintesi, è che, data la situazione economica e politica, è necessario trovare un modo di uscire dal sistema attuale, costruendo strutture in grado di fornire reddito, occupazione e cultura.” Nasce così la Comune agricola comunista libertaria “La Belle Verte”, Casali di Poggio Nativo. Fonte: Rivista Anarchica 391 -2014.
In generale, sul tema delle colonie agricole libertarie vedi anche http://ita.anarchopedia.org/Colonie_libertarie.
Sempre presente alla Vetrina dell’editoria anarchica di Firenze è la Società Cooperativa Iris di Calvatone (Cremona). Su questa realtà vale la pena dilungarsi un po’ perché non solo è un progetto sia agricolo sia industriale, ma presenta anche strutture gestionali molto articolate attorno al concetto della partecipazione pur non essendo autogestito. Nel 1978, nove giovani, ragazze e ragazzi si uniscono ed iniziano a lavorare insieme nella pianura cremonese situata nel sud della Lombardia. Sono figli di braccianti, muratori, mungitori, manovali ed artigiani. Lo scopo iniziale è quello di lavorare la terra per la produzione di prodotti sani, senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi. Nel 1984 la IRIS si fonda ufficialmente come cooperativa agricola di produzione e lavoro, come proprietà collettiva e con lo scopo di coltivare esclusivamente biologico. Tra i punti fondanti, la promozione della cultura della proprietà collettiva. Nel 2005 la cooperativa decide di rilevare il pastificio con cui lavorava ormai da anni, insieme le due aziende hanno cinquantatré posti di lavoro. Il pastificio lavora a pieno ritmo e si produce esclusivamente biologico. Nel 2010 ci si rende conto che si deve costruire un nuovo pastificio. Si sviluppa nuovamente la proposta ai consumatori di diventare soci finanziatori. L’assemblea delibera l’emissione di azioni mutualistiche per sostenere la costruzione del nuovo pastificio. La coop. agricola IRIS e A.S.T.R.A BIO (ossia il pastificio), negli anni sono diventate aziende ben radicate nel territorio ma anche con molti soci in tutta Italia ed all’estero, essi sono coinvolti sempre in tutte le decisioni, apportano ricchezza e solidità ai principi etici e di economia solidale. I punti più qualificanti: 1. in Iris le decisioni politiche e statutarie sono solo realmente dell’assemblea; 2. il C.d.A. gestisce solo  l’attività ordinaria; 3. tutti i responsabili della cooperativa sono soci, la conduzione della cooperativa non è verticistica; 4. gli utili della cooperativa vengono investiti negli scopi sociali; 5. tutti gli stipendi sono come da contratto sindacale; 6. gli amministratori, il presidente ed i responsabili di settore non hanno stipendio aggiuntivo per le loro funzioni; 7. ai soci lavoratori viene riconosciuta un’integrazione allo stipendio con i nostri prodotti agricoli e alimentari; 8. si privilegia il rapporto diretto con il consumatore diffondendo così i valori etici della coop; 9. la filiera IRIS per la produzione delle materie prime è composta da contadini e agricoltori in tutta Italia, le produzioni sono seguite dal nostro tecnico agricolo e sono tutte certificate biologiche.
Ah, dimenticavo: la pasta è davvero molto buona. Fonte: documentazione “Iris produzioni biologiche” al Circolo; aggiornamento: http://www.irisbio.com/.
Infine, una realtà più recente: il progetto Caffè Malatesta nasce a Lecco nel gennaio 2010 quando, per un gruppo di giovani provenienti da diverse esperienze (chi dall’attivismo, chi da progetti di autogestione, chi semplicemente da anni di studio o lavoro precario), si apre la possibilità di utilizzare una macchina per la torrefazione in disuso, a Lecco. Il gruppo costituisce un “Collettivo di Lavoro” autogestito che ha voluto articolare la propria attività in 5 punti fondamentali. 1. creazione di reddito da lavoro manuale ed intellettuale ed in nessun caso di profitti o introiti incoerenti con la partecipazione e l’impegno al progetto collettivo; 2. lavorazione di Caffè prodotti in condizioni lavorative e sociali dignitose, con particolare attenzione alle piccole realtà prive di accesso alla certificazione internazionale FairTrade; 3. lavorazione di materie prime prodotte nel rispetto dell’ambiente e del territorio con metodi di coltivazione biologica, ricercando rapporti di fiducia con piccoli produttori privi di accesso alla certificazione riconosciuta Organic/Bio; 4. condivisione comune, mediante una costante pratica assembleare, delle scelte e dei percorsi che il progetto intraprenderà, rifiutando la formazione di dinamiche verticistiche ed autoritarie; 5. costante ricerca di confronto e scambio con le realtà che intendono promuovere la cultura e la pratica della solidarietà, del mutualismo e dell’autogestione. Il flyer di presentazione è disponibile al Circolo. Aggiornamenti: http://www.caffemalatesta.org.

In Polonia, il movimento delle cooperative basate su un ideale di riscatto sociale sta vivendo un momento di grande sviluppo. Una di queste nuove cooperative si trova a Lodz, una città di 725’000 abitanti, al 48 della Rewolucij 1905. Si tratta di una pensione, “La Granda”, gestita da un collettivo di cinque persone a parità di salario, senza capi e con rotazione delle mansioni.
Tutti i membri del collettivo provengono da esperienze di militanza sociale. L’ostello offre 6 camere e dispone di tutti i servizi per rendere gradevole il soggiorno a Lodz. L’Unione Europea finanzia la costituzione di cooperative sociali (quindi per esempio per disoccupati o senza tetto) con un contributo di 20’000 Zloty (circa 6’000 franchi nel 2012) a persona, un’agevolazione che ha permesso l’apertura di “La Granda” . Oggi l’impresa è interrelata con altre cooperative di Lodz come la vicina cooperativa di consumo per l’approvvigionamento di prodotti della terra direttamente dal produttore. Per un caffè o una birra i gestori della pensione raccomandano il Bistro Zaraz Wracam sulla Piotrkowska, una cooperativa autogestita con salario unico, famosa in tutta la città per le sue eccellenti quiches.

Una comunità autogestita di vita e lavoro di vecchia data in Germania è la Lebensgemeinschaft im Drohntal. La comunità venne fondata agli inizi degli anni 1980 come struttura per disabili mentali gestita in base ai principi dell’autogestione. Come anarchiche e anarchici, gli operatori si ispiravano ai principi allora largamente diffusi dell’antipedagogia, dell’antipsichiatria e della critica alle istituzioni, allo stato e al capitalismo. Inizialmente, la comunità comprendeva 33 persone e gestiva un’azienda agricola, un servizio riparazioni e trasporti e una libreria-enoteca. Attualmente vi vivono (in parte) e lavorano 45 persone. Indirizzo: sozial-therapeutische-projekte e.V., Dörrwiese 2-4, 54497 Morbach-Merscheid.
Un’altra comune di tutto rispetto esiste da ormai trent’anni a Niederkaufungen vicino a Kassel: la Kommune Niederkaufungen. Le 80 comunarde e comunardi si occupano di assistenza a persone dementi, gestiscono un asilo nido, lavorano in una falegnameria e in un’officina meccanica, praticano l’agricoltura e l’allevamento di bestiame, trasformano materie prime.
Tutto il ricavato è versato in una cassa comune dalla quale ognuno preleva quanto gli serve. I suoi principi sono: politica di sinistra, ecologia, economia comunitaria, decisioni in base al consenso, lavoro collettivo, abbattimento del potere e del capitalismo. Fonte: Wochenzeitung 32 2009, aggiornamento: http://www.kommune-niederkaufungen.de

In Spagna, è stata messa a frutto in diverse località l’opportunità di creare un lavoro a basso costo d’investimento come quello del pony express. TRÉBOL ecomensajeros a Madrid nasce dall’iniziativa di un gruppo di amici che per coscienza ambientalista usano abitualmente la bici come mezzo di trasporto. Nel 1996 viene creata la cooperativa di lavoro associato TRÉBOL che riscontra immediatamente un grande successo. I pilastri alla base della qualità dei suoi servizi sono l’organizzazione orizzontale e collettivista e l’impegno sociale e ambientale. Al Circolo disponiamo della presentazione del collettivo in L’eco de trèvol, Cooperativa Trèvol 1996. Aggiornamento: http://www.trebol.org/.

In Inghilterra esiste una fabbrica chimica con 600 collaboratrici e collaboratori interamente di proprietà del personale, la Scott Bader di Wollaston, nei pressi di Northampton. Chi lavora per la ditta, che si ispira ai valori sociali e pacifisti di Leonhard Ragaz (al Circolo disponiamo di diversi libri e opuscoli di quest’autore svizzero), aderisce al commonwealth aziendale e partecipa così alle decisioni. La forma particolare di “cooperativa fiduciaria” è stata sviluppata e introdotta in particolare dal figlio del fondatore dell’impresa, obiettore di coscienza e che ancora a 86 anni (nel 2009) portava sul bavero della giacca il distintivo della War Resister’s International. Coerentemente, la ditta si rifiuta di fornire i suoi prodotti al settore degli armamenti. Siccome non ha azionisti esterni, non è esposta al rischio d’acquisizione e non deve fare profitti. Ciò non toglie ovviamente che gli imperativi del capitale si facciano sentire. Fonte: Wochenzeitung, 40 2009. Aggiornamento: http://www.scottbader.com/about-us

In Grecia, ma questo è un caso più noto, è stata occupata e autogestita dal 2013 la fabbrica Vio.Me di Salonicco. I lavoratori hanno diffuso il seguente comunicato (luglio 2015): “Noi operai della Vio.Me abbiamo occupato la nostra fabbrica dopo che è stata abbandonata dagli ex-padroni e da due anni stiamo producendo in autogestione e sotto controllo operaio. Nel passato erano materiali edili, ora si tratta di saponi naturali a base di olio d’oliva arricchito con olio di cocco e di mandorla. La produzione, oltre a mantenere in vita la fabbrica, rende possibile a noi e alle nostre famiglie di resistere, aiutandoci a difendere la nostra dignità e ad evitare gli effetti negativi della disoccupazione. A questo scopo abbiamo costituito una cooperativa (S.E. Vio.Me). Ogni socio lavora nella fabbrica e ogni collaboratore è anche socio della cooperativa. Ora esportiamo i nostri prodotti in tutto il mondo.” Fonte: documentazione al Circolo.

Come si può vedere, spesso le informazioni raccolte al Circolo in forma cartacea sono datate.
Tuttavia, esse permettono non solo un approccio storiografico ma consentono di avviare ricerche sullo sviluppo successivo e le condizioni attuali di progetti che altrimenti rimarrebbero sconosciuti. In questa presentazione si tratta ovviamente solo di alcuni casi peculiari per diversità della forma organizzativa e prossimità alla pratica libertaria (sperando di aver stuzzicato un po’ di curiosità). Con il riordino del materiale previsto sarà possibile mettere a disposizione un ampio fondo organizzato per chi intende approfondire lo studio della teoria e della prassi dell’autogestione. Un obiettivo da perseguire sarebbe, perlomeno nell’ottica di chi scrive, la costituzione di un centro di ricerca e documentazione sull’autogestione eventualmente aggregato all’ICEA (Istituto di scienze economiche e dell’autogestione, Barcellona, Spagna).

Nel frattempo, alcuni prodotti delle aziende autogestite sono ottenibili anche il Circolo, in particolare i prodotti della Comune Urupia, i saponi di Vio.Me e il caffè Malatesta. Anche qui, l’intenzione a medio termine è la creazione di una rete che, dando spazio alla produzione autogestita, tolga ossigeno alla produzione capitalista.

Peter

Bollettino: Bollettino 11

Lettere consegnate da Romano Broggini

nel dicembre 2005
Lettere ordinate e commentate da Gianpiero Bottinelli
NB: Numerose altre lettere a Vanza provenienti soprattutto dagli USA, Australia, Francia, Belgio non sono state inserite, poiché trattano quasi esclusivamente di pagamenti, ritardi, richieste ecc. per la rivista ticinese“Vogliamo!”.

1. A Giuseppe Bonaria, Bellinzona

E. Malatesta, Roma – cartolina, 24.12.1929.
Luigi Fabbri, Montevideo (allegato ad altra lettera per Peretti), 13.07.1930.

2. A Antonio Gagliardi, Zurigo

Luigi Bertoni, Ginevra, senza data [probabilmente degli anni dieci…]
Verrà a Zurigo per organizzare sabato 13 settembre un comizio sul programma elettorale del PS…

3. A Giuseppe Peretti, Bellinzona

Francesco Porcelli, Ginevra, 30.10.1918?
… tra l’altro informa sul compagno francese Ghiboud, maltrattato in prigione…
Arturo Cariola, Locarno, 30.10.1918
“A Locarno è scoppiato lo sciopero e i conduttori mi risposero che non potevano occuparsi di Bertoni…”
Libera Stampa, organo del PS ticinese, firma ??? , 7.11.1918
… Non sembra opportuno pubblicare il manifesto su Bertoni…
Mario Aldeghi, Bienne – volantino a tutti i compagni – agosto o sett. 1922
Del Gruppo libertaire di Bienne, organizzazione del convegno a Bienne per il sabato 16 (pranzo, ordine del giorno, ecc.) e di domenica 17 con corteo a Saint-Imier.
Luigi Fabbri, Fontenay sous Bois, 21.06.1927
Ringrazia per l’aiuto alla moglie Bianca appena giunta in Francia.
Luigi Fabbri, Vincennes, 25.03.1928
Dà il nome di una spia (donna) di Milano… chiede se è possibile che i compagni di Milano pubblichino un suo manifesto per il il primo maggio… vuol conoscere la situazione in Italia … eventualmente la possibilità di ritornare in Ticino e di potervi lavorare perché in difficoltà.
Pino (prob. Giuseppe Tosca, convivente di Bianca, nipote di Vezzani), dalla Francia, senza data
Chiede a Peretti di recarsi dalla sorella a Borgonovo…
Luigi Fabbri, Vincennes, 18.04.1928
Gli dispiace per le gite di Peretti infruttuose… ringrazia per i soldi…
Luigi Fabbri, Vincennes, 6.02.1929
È espulso dalla Francia…
Luigi Fabbri, Vincennes, 14.03.1929
I documenti richiesti non sono più necessari…
Comitato anarchico pro vittime politiche d’Italia, Parigi, a firma ???, 14.03.1929
Aspetta Bonaria in aprile…
(L. Matrodicasa?) , Saint Cloud, Francia, 22.03.1929
Informazione su Fabbri, su Bonaria, chiede se Peretti e Bonaria ritorneranno a Parigi, chiede di Frigerio, Nino ? [Napolitano?]…
Luigi Fabbri, Luce (e Bianca), Montevideo, 13.07.1930
… si congratulano per la liberazione di Peretti…
S. Giorni (?), Nizza, 18.07.1930
Chiede info sulla morte della mamma di Peretti, e su “Vogliamo”.
Domingo Jacovelli, Rosario di Santa Fé, Argentina, 30.10.1930
“Saluto affettuosamente Bonaria, Varesi, Chazay, ricambio cordialmente i saluti a Crespi, rimpiangendo di non essermi saputo servire della rivoltella…”
Leonida (con Linda e Lucia) – prob. Mastrodicasa – Saint Cloud,23.12.1930
Gli dispiace dell’avvenuta morte di Bonaria…
Domingo Jacovelli, Rosario di Santa Fé, Argentina, medico,23.01.1931
Chiede info su Bonaria appena deceduto (l’aveva conosciuto…).
Enrico Albatini, Detroit , 24.8.1931 e 4.9.1931
Chiede a Peretti se è vero che sia diventato comunista… come lui…
Luigi Bertoni, Ginevra,senza data
Poche righe, parla di un certo Albertini o Albatini diventato comunista…
(Spotti? Bergamasco?), Zurigo,25.10.1931
riguarda un certo Albatini o Albertini diventato comunista, che aveva conosciuto sia Peretti che i compagni di ZH, emigrato a Detroit.
Carlo Frigerio, Ginevra,ottobre 1931
Parla di un certo “Nardo”, un giovane presso i Bonaria… che, anche per Bertoni, per il momento non è il caso che si rechi a Ginevra…
?… (Spotti?), Zurigo,… 1931
Federazione svizzera dei ferrovieri, da…?, 17.1.1949
“Non sono d’accordo di pubblicare sul loro settimanale il suo articolo “Due dittature”, “costituendo lo stesso un attacco a fondo contro il Papa…”
Federazione svizzera dei ferrovieri …., 7.03.1949
“Alcuni articoli non ho potuti pubblicare o perché intaccano troppo palesemente i principi religiosi o…”
Ugo Fedeli, San Giorgio Canavese, 17.5.1960
Chiede informazoni biografiche su Bertoni…
Tomaso Serra, Barrali (Sardegna),25.01.1963
Ringrazia dell’aiuto finanziario per il suo progetto agricolo, ecc., rammenta le sua vita in CH, i suoi ideali [vedi sua bio in “Cantiere…”].
Tomaso Serra, Barrali – lettera a Bergamasco di ZH …, 4.02.1963
Inviata da Bergamasco a Peretti il 1.4.1963.
Giovanna Berneri, Nervi – 7.12.1957, 18.10.1958, 22.3.1959, 27.4.1959, 29.1.1960, 30.4.1961, 2.12.1961
Ha conosciuto i compagni ticinesi a Bellinzona, accompagnata da Zaccaria, era già in crisi di coppia… ringrazia del versamento per la sua colonia ….
Randolfo Vella, Verona, 20.01.1963.

Diversi (sempre a Giuseppe Peretti):
Società Svizzera degli impiegati delle ferrovie e dei battelli a Vapore, Bellinzona 31.10.1918 a G. Tettamanti, presidente del Comitato Pro Bertoni, Bellinzona.
Comitato Pro Bertoni, Bellinzona, a firma Giacomo Tettamanti, presidente, del 29.10.1918 per un comizio per il 3 o del 4 novembre 1918.
[… che non sarà svolto per misure profilattiche – la spagnola]
Lettera al Consiglio di Stato del 3.11.1918 del Comitato promotore di agitazione Pro Luigi Bertoni e compagni.
Volantino dei Sindacati Operai del Ticino, Bellinzona 31.10.1918, in favore di Bertoni.
Adesioni dalle seguenti ass. Di Bellinzona in favore di Bertoni nel 1918:
Unione operaia officina FFS, Unione operaia deposito FFS, Unione personale del treno, Sezione muratori e manovali, Sezione falegnami, sezione sarti e sarte, Sezione pittori verniciatori, Circolo magistrale, sezione tipografi.

4. A Carlo Vanza, Biasca

Eusebio Carasso, Ginevra, 23.01.1930
Info su Vogliamo.
Carlo Frigerio, Ginevra, 25.01.1930
Celso Persici, Francia, 25.3.1930
Alfredo Buzzi, Arzo, 3.04.1930
… sempre solitario nella zona…
Aldo Patocchi, Ruvigliana, 23.04.1930
“Caro compagno”… per uno “schizzo” (probabilmente disegno) su Vogliamo… e chiede il pagamento per quello precedente, [anche lui tira le cuoia…].
Hem Day, Bruxelles, 12.5.1930
Per un articolo di S. Eckhorn (?); da pubblicare su “Vogliamo”.
Boldrini?, Nizza, 21.5.1930
Giuseppe Tosca (e Bianca), Parigi, 23.5.1930
Nuovo indirizzo… per Vogliamo
P. Quadri, Luneville (Francia), 17.6.1930
Ha difficoltà a diffondere Vogliamo… riesce a vendere una decina di Risveglio e 5 di Libertaire, inoltre sta facendo sottoscrizioni per Pro vittime politiche, inviata da Frigerio di GE.
G. Bobone, Cassarate, 4.07.1930
Dell’Ufficio di corrispondenza …
Felice Facchini, Sciaffusa, 12.7.1930
Del Gruppo libertario locale…
Carlo Frigerio, Ginevra, 29.07.1930
G. Bobone, Cassarate, 19.10.1930
Propone un convegno anarchico cantonale.
G. Bobone, Cassarate, 12.11.1930
Invia la circolare [del convegno?] per Vanza.
J. Bignasci, Vitry sur Seine – cartolina postale,1930?
Info su “Vogliamo”.
B.Brioli, Zurigo,1930
Propone articoli per “Vogliamo !”
Gino Daldini, Colombier (Francia) cartolina postale, 1930
Giuseppe Spotti, Zurigo,19.4.1931
Chiede un aiuto finanz. per una lotteria in favore del Risveglio di Ginevra.
Giuseppe Spotti, Zurigo, 19.5.1931
Parla di Edoardo Castelli di ZH… chiede se Bobone è sempre l’incaricato per l’Ufficio di corrispondenza degli anarchici in Ticino perché non ne sa più nulla…
[Nota di GB: in effetti Bobone ha lasciato l’incarico, ha abbandonato anche il Partito socialista (ed escluso ufficialmente) e poi… diventerà subito fascista].
Luigi Daldini, Basilea – cartolina postale,15.03.1932
Carlo Vanza ai compagni in TI – volantino ,18.8.1932
convegno a Bellinzona degli anarchici in TI alla casa del Popolo di Bellinzona, presenza di Bertoni, per il 28.8.1932
Carlo Gandini, Bellinzona, 22.8.1932
per il convegno degli anarchici ticinesi previsto a Bellinzona il 28 agosto 1932 con la presenza di Bertoni: non è affatto entusiasta della proposta e decisione… inaspettata e non discussa… Da Bellinzona non ci sarà nessuno (né lui, né Moser, Delcò, Peretti…) [nota di GB: mah!]
Franz Moser, Bellinzona – senza data (prob. agosto 32)
OK per l’incontro a Bellinzona alla Casa del Popolo.
Luigi Bertoni, senza data (forse 32?)
cita diversi nomi da inviare lettera per convegno in TI.
Randolfo Vella, Ginevra, 22.08.1932
Invia alcune copie del suo opuscolo “Pro Anarchia”.
Albino Savoia, Lavorgo, 23.11.1932
Bertoni inizio novembre è stato a Bodio per conferenza in memoria di Malatesta… Lui vende regolarmente 15 Risveglio.
Alfredo Buzzi, Arzo 7.01.1933
Aida, Lugano, (prob. Aida Caroni) 24.01.1933
[Si tratta della compagna di Gunscher].
Ringrazia dell’aiuto finanziario per suo figlio; il bambino sta meglio, verrà con Gunscher a Biasca… Gunscher per il momento non è stato ancora espulso.
Giuseppe Spotti, Zurigo 20.08.1933
Chiede un aiuto per Ciro Bertrandi, ammalato, appena lasciato il sanatorio.
Ufficio di corrispondenza ai compagni, firma? (prob. da ZH) senza data (ma 1933)
Proposta per un convegno nazionale fissato il 4,5 giugno 1933 (L’ultimo si era svolto il 29.6.1930).
Ufficio di corrispondenza ai compagni, firma ? (prob. da ZH) senza data (ma 1933)
Il progetto non ha funzionato… Probabilmente si farà un convegno solo dei compagni della Svizzera orientale sabato 29 e domenica 30 luglio a ZH.
Nino (prob. Napolitano) senza data
Chiede un aiuto finanziario di 100 fr.
Luigi Bertoni senza data
Luigi Bertoni senza data
Luigi Bertoni – biglietto senza data
Luigi Bertoni – biglietto senza data (prob. fine anni Trenta, 1937…???)
comunica che il conto corrente del Risveglio è stato bloccato dalle autorità.
Ufficio di corrispondenza, Zurigo, firma? senza data
Annuncia opuscolo di Ettore Molinari e di Malatesta.
Ufficio di corrispondenza, Zurigo, firma? senza data
Per aiutare Ciro Bertrandi…”accolto nel 29-30 dai compagni ginevrini, è nuovamente alle prese con il male che la vita piena di disagi gli procurò…”. Il gruppo di ZH è intenzionato ad assumere le spese per la cura nel sanatorio di Digue in Provenza (Francia).

Bakunin in Ticino: la documentazione disponibile al CCV

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 9 – novembre 2013)
Dal “Cantiere biografico degli anarchici IN Svizzera
«(…) dall’ottobre 1869, Bakunin si stabilisce nel locarnese, dove rimarrà fino al luglio 1874. Qui nascono i figli Carlo Saverio e Giulia Sofia. Dapprima a Orselina inferiore in casa di Teresa Jauch ved. Pedrazzini. A Muralto rimane fino ad aprile 1872, poi dopo alcuni viaggi, eccolo nuovamente all’Albergo del Gallo, dove rimane fino a primavera del 1873, poi si trasferisce a casa degli Zajcev, probabilmente sempre a Orselina. In seguito, Carlo Cafiero gli presta fr. 14’000 per l’acquisto di una villa a Minusio la “Baronata” (fondo rustico, campivo-vigneto, casa civile, casa colonica e stalla, selva a castanio e, al di sotto della strada, un’altra spanna di terreno per un porticciolo sul lago Verbano). Bakunin probabilmente vi soggiorna prima dell’acquisto, sin dal mese di gennaio. Poco dopo venne costruita una villa nuova la “Baronata alta” con tanto di più comoda strada d’accesso.
Con Cafiero, ecc. vi soggiorna fino alla metà del 1874. Infatti, Cafiero decise di interrompere l’esperienza, e riuscì a riavere la vasta proprietà – decisione che provocò la rottura, provviso-ria, delle relazioni di Bakunin con Cafiero e Ross (La Baronata venne poi venduta nel 1879).
Pochi giorni dopo la decisione di Cafiero, sempre nel luglio 1874, avendo saputo che i compagni italiani stanno preparando un moto insurrezionale, Bakunin si reca a Bologna per prendervi parte. Il movimento, mal preparato, abortisce e ritorna in Svizzera travestito da prete. Costretto a abbandonare la Baronata, si trasferisce in seguito a Lugano, il 5 ottobre 1874 si stabilisce in una pensione, poi acquista la Villa Fumagalli a Besso (primavera 1875), dove verranno Reclus, Arnould, Imperatori, Salvioni, Alessandro Bottero, Malon, Favre, Malatesta e Cafiero riconciliati, Kraftchinsky un rivoluzionario russo proveniente direttamente dalla Russia con Arman Ross (Sazin) che lo tengono al corrente dei movimenti rivoluzionari e della repressione sempre più dura.
Un’eredità dalla Russia non gli porterà quanto aveva pensato e quindi è costretto a vendere la villa (acquistata in parte a credito, secondo Guillaume si chiamava “La villa di Besso”) e nel giugno 1876 i creditori lo disturbano talmente che progetta di fuggire dal Ticino e stabilirsi nuovamente a Napoli o Roma. La famiglia si reca a Roma, mentre lui ne approfitta per consultare un’ultima volta il suo amico, il medico Adolf Vogt a Berna. È la sua ultima tappa: ospedalizzato, muore un paio di settimane dopo, il 1. luglio 1876.»

In specifico, in merito al soggiorno ticinese di Michele Bakunin sono disponibili presso il Circolo Carlo Vanza i seguenti documenti:

a) Riviste, ritagli di giornale, altri documenti (scatola: Bakunin)
Riguardo alla Baronata
Estratto planimetrico del Comune di Minusio, 1936, “La Baronada”
Estratto dal registro fondiario, foglio 667 Minusio “Baronada” (fotocopia), periodo 1943- 1960
Società Ticinese per la conservazione delle bellezze naturali ed artistiche, La casa borghese nella Svizzera, Cantone Ticino, il Sopraceneri, La Baronata (2 pagine), fotocopia s.d.
r.f. [Riccardo Fanciola], La Baronata di Minusio rischia di essere la vittima di uno dei controsensi moderni, Eco di Locarno, s.d.
r.f. [Riccardo Fanciola], Bakunin è morto da cento anni: la sua villa farà la stessa fine? Eco di Locarno, 7 agosto 1976
Hans M. Eichenlaub, Dona de Carli, Bakunins Baronata in Minusio, der Anfang vom Ende, Hoffentlich hat er dort wenigstens ein paar schöne sonnige Tage gehabt, die ihm den Bart gewärmt haben, Tages Anzeiger Magazin 3/82
Fdp, Venduta la Baronata, Eco di Locarno, 4 dicembre 1989 (con un’ampia citazione di V. Gilardoni)
Libero d’Agostino, La casa di Bakunin, Eco di Locarno 18/19 dicembre 1990 (originale + fotocopia)
Giuseppe Mondada, Cenni Storici, in Minusio [opuscolo del Comune], 1993 (2 p.)
– , All’asta la vecchia Baronata, La Regione Ticino, 3.8.1998
Peter Schrembs, Quella maledetta Baronata, Quadrangolo 28/1988
Serse Forni, Vendonsi ville che furono di ricchi e famosi [accenna a Michael Schumacher ed Eric Clapton come interessati all’acquisto della Baronata], La Regione Ticino, 19.1.1999
– , In gennaio al Pretorio l’asta della Baronata, s.d. (ma 1998-99)
Mario Campo, La Baronata passa al Credit Suisse con un’offerta di 4,5 milioni di franchi, La Regione Ticino, 30.1.1999
d. mar. [Davide Martinoni], Minusio, venduta la Baronata, LaRegione Ticino, 30.12.2000
– , La Baronata a Silvio Berlusconi?, La Regione Ticino, 19.1.2001
– , Minusio: a Guyer la Baronata, La Regione Ticino, 25.5.2002
– busta con 15 foto a colori degli interni della Baronata Bassa (attorno al 1983)

Occupazione della Baronata (1983)
– , Minusio: occupata da ieri la Baronata, Il Dovere 8 ottobre 1983
– , (…) nella Baronata di Minusio occupata, Giornale del popolo, 8 ottobre 1983
– , Continua l’occupazione della Baronata, Libera Stampa, 10 ottobre 1983
– Fotocopia con ritratto di Bakunin – 1 foto b/n occupazione
Vedi anche: Azione Diretta, novembre 1983, n. 79 nonché la documentazione nel classificatore “Archivio Azione Diretta” 1983, comprendente il volantino originale “La Comune autonoma d’Aussersihl saluta Minusio”, il comunicato stampa del 7 ottobre di Azione diretta e diversi ritagli di giornali dell’epoca.

Riguardo al soggiorno di Bakunin in Ticino
Romano Broggini, mappetta “Bakuniniana Ticinensia” (1978), contenente 1 f. manoscritto abbreviazioni bibliografiche, fotocopie del testo manoscritto: Il Ticino ai Cantoni primitivi, piano dell’opera (2 f. manoscritti), una serie di fotocopie di lettere di Bakunin all’avv. Emilio Censi datate 1876 inviate dall’“Antica villa Fumagalli a Besso” concernenti i suoi créanciers, 2 p. fot. del testo “L’Allemagne et le communisme d’état”, fotocopia di un estratto di registro (di battesimo?) di Carlo Saverio, 1 f. di appunti sulla storia sociale del Ticino, 1 f. man. “Anarchici e libertari nel Ticino da Bakunin a Malatesta (considera9 zioni teoriche sulla storiografia)”, 2 p. man. appunti cronologici 1865-1894 situazione in Svizzera, Cafiero a Lugano, alcune pagine fotocopiate del carteggio di B. tratte pres. da Michail Bakunins sozial-politischer Briefwechsel mit Alexander Iw. und Ogarjow / mit einer biographischen Einleitung, Beilagen und Erläuterungen von Michail Dragomanow; autorisierte Ubersetzung aus dem Russischen von Boris Minzès. – Stuttgart: Verlag der I.G. Cotta’schen Buchhandlung, 1895, 2 fot. di una circolare dell’Associazione Internazionale degli Operai, Federazione Giurassiana, sezione del Ceresio del 1876 concernente l’invito a festeggiare l’anniversario della Comune di Parigi e l’estinzione del debito di gestione 1875, fotoc. dell’atto di nascita di Giulia Sofia Bakounine a Orselina, fotocopia di un estratto di registro (di battesimo?) di Giulia Sofia, fotocopia di una lettera di R. Broggini ad A. Lehning del 1976 in cui chiede fotocopie dei carnets, fotocopie delle pp. 270-290 (che riguardano il soggiorno a Locarno) + alcune sparse dell’opera “La vie de Bakounine” di Hélène Iswolsky, Gallimard, Paris, 1930, fot. (3 p.) di una lettera confidenziale del Presidente della Confederazione svizzera J. Dubs del 1870 concernente la presenza di Netchaiev a Locarno [a questo proposito vedi anche M. Bakunin, Gli orsi di Berna e l’orso di Pietroburgo, La Baronata, 1978], 2 f. fot. del Carnet di B.(6-11 agosto 1871, 30 ag. – 8 sett. 1871), schema cronologico soggiorno di B. 1870-76, manoscritto, 2 f. fot. di una lettera di Francesco dall’Ongaro
Felix Maise, Schwarz wie die Nacht, heiss wie die Hölle und süss wie die Liebe – die Schweizer Jahre von Michail Bakunin, Tages Anzeiger 27 August 1988

Riguardo al soggiorno a Locarno
G. Mondada, Bakunin e l’anarchia: un capitolo locarnese, Eco di Locarno 1. 6.1976 (con indicazioni bibliografiche)
Romano Broggini, Bakunin nel Locarnese, Almanacco 1992, n. 12, Bellinzona 1991 (fotocopie)
Romano Broggini, Anarchia e libertarismo nel Locarnese dal 1870, in Monte Verità, antropologia locale come contributo alla riscoperta di una topografia sacrale moderna, Electa, Milano 1978 (fotocopie delle pagine 15-25)
Aldo Bornia, Entrambi dimenticati, La Regione Ticino, 26.5.2009 [sui rapporti tra Bakunin, Paolo Mordasini e Augusto Mordasini]
Aldo Bornia, L’anarchico Bakunin cittadino onsernonese, 1976, dattiloscritto dell’articolo pubblicato nella Voce Onsernonese, giugno 1976
Aldo Bornia, L’anarchico Bakunin cittadino onsernonese, 1976, fotocopia del dattiloscritto con correzioni
d. mar. [Davide Martinoni], Tornano alla luce le armi di Bakunin, La Regione Ticino, 13. 2. 1999
Estratto dei verbali municipali ed assembleari del Comune di Mosogno i quali attestano la proposta e la concessione, nell’agosto 1871, della cittadinanza a un russo, certo Bakonnine, o Bakenini, Michele (1 p., fotocopia mutila)
Giuseppe Martinola, Bakunin sorvegliato, 3 p. fot.

Riguardo al soggiorno a Lugano
Atto notarile di vendita della proprietà di Giovanni Fumagalli a Michele Bakounin a Besso (5 marzo 1875), 1 p. fot.
Vega Tescari, Crocevia – Michail Aleksandrovitch Bakunin, in La città, Lugano, febbraio 2004, stampato da internet. Vedi anche Romano Broggini, mappetta “Bakuniniana Ticinensia” (1978) nonché il
– Sito web ufficiale della città di Lugano, http://www.lugano.ch/lugano-politica/quartieri/ besso/conoscere-il-quartiere/personaggi/bakunin.html: «Nel 1875 acquista Villa Besso “una grande casa con giardino alla periferia di Lugano, in direzione del Monte San Salvatore”. Ma Bakunin era già malato e soffriva di diversi acciacchi. Conduceva una vita semplice e isolata. La morte sopraggiunse quasi come un sollievo nel 1876.»

Riguardo al monumento a Bakunin
Vedi anche Neue Gesellschaft fuer Bildende Kunst (acd), Bakunin? Ein Denkmal!, Kramer, Berlin 1996
Roberto Carazzetti, Il ricordo delle nostre terre per Michail Bakunin, anarchico, La voce onsernonese, n. 150, 1996
Luciano Caprile, Michail Alexandrovitch Bakunin (1814-1876), La voce onsernonese, n. 150, 1996
Riccardo Carazzetti, Perché ricordare Bakunin in Valle Onsernone?, La voce onsernonese, n. 150, 1996
Invito Baj Bakunin, progetti per un monumento a Michail Bakunin di Enrico Baj (Musei e cultura Città di Locarno), Monte Verità Ascona, dal 5 ottobre al 5 novembre 1996 (3x), Cfr. AAVV, Baj/Bakunin, Atti del convegno di Monte Verità, Ascona, 5.10.1996, La Baronata 2000
d. mar. [Davide Martinoni], L’anarchia può attendere, La Regione Ticino, 3.3.1999
Zampanò, Bakunin ad Ascona, dattiloscritto 1 p., 1996
Christophe Bianchi, A come arte, A come anarchia, Corriere del Ticino, 7 ottobre 1996 Hgf, A Minusio un blocco di marmo di Carrara, monumento anarchico, La Regione Ticino 7 ottobre 1996
Gianfranco Helbling, Bakunin, un ticinese per scelta, La Regione Ticino, 7 ottobre 1996
Flyer Invito L’Arca d’Onsernone, 5 dicembre 1998
Libero D’Agostino, Ritroviamo quel marmo, voglio il monumento a Bakunin, il Caffè, 2009? (stampato da internet, stampa mutila) http://epaper3.tagesanzeiger.ch/ee/ilca/_main_ /2009/10/11/013/article9.pdf ; vedi anche http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/ 02/Bakunin_torna_Svizzera_monumento_co_0_9610022958.shtml

Riguardo al centenario della morte
Catalogo Michail Bakunin, Mostra del Centenario, Milano Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Lugano Biblioteca Cantonale, 1976 (originale e fotocopia)
– , Il Centenario di Michele Bakunin con riproduzione in facsimile del n. 1066 del luglio-agosto 1948 del Risveglio anarchico con gli articoli “Ricordando” di Luigi Bertoni (alcuni passaggi del discorso pronunciato il 30 luglio 1946 al cimitero di Berna in occasione del 70° della morte di B.) e “Bakunin nel 1848-49” di F. Brupbacher, Libera Stampa 8 giugno 1976
– , Il centenario della morte di Michele Bakunin alla Biblioteca cantonale, Libera Stampa, 25.5.1976
Paolo Maltese, Bakunin, l’uomo della “Libertà totale” morì a Berna esattamente un secolo fa, Corriere del Ticino 1.7.1976
– , Una vita per la rivoluzione sociale, SEL Edilizia Svizzera n. 27/28, 8. luglio 1976
U. Alfassio Grimaldi, Bakunin e il socialismo italiano, Libera Stampa, 19.7.1976
Azione Diretta n. 9 giugno 1976
Programma del Convegno Internazionale su Bakunin, Zurigo, 3-4 luglio 1976 (Gruppe James Guillaume, Coordination libertaire Losanna e Ginevra, Coordinazione anarchica della Svizzera italiana)
Manifesto adesivo del Convegno Internazionale Anarchico di Zurigo, 1976 (4 x)
Volantino originale del Convegno Internazionale Anarchico di Zurigo, 1976
Riassunto del discorso del gruppo J. Guillaume di Zurigo, luglio 1976, dattiloscritto (1 p.)
R. J., Bakunin-Kongress, Freier Aargauer-Volksrecht 5 Juli 1976
Hsch., Anarchisten tagten in Zürich, Tages Anzeiger 5 Juli 1976
Flyer Programma del Convegno internazionale di studi bakuniniani, Venezia 24-26 sett. 1976; cfr. Bakunin cent’anni dopo, Atti del Convegno, Antistato 1977

Varie
Fotocopia della foto del F.C. Bakunin (Zurigo, anni ’60-70)
Fotocopia di una caricatura di Bakunin
Ricetta del Pouding Salvator (servito nell’inverno 1875-76 a Lugano «à la suite d’un conciliabile entre les citoyens Benoît Malon, Arthur Arnould, Malatesta, Jules Guesde, Elisée Reclus, Michel Backounine et moi [Joseph Favre]», 2 p. fot. + 2 p. fot., vedi anche http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=969. Nella foto si può riconoscere Ercole “Genova” Frigg, il primo accosciato a sinistra.
Pier Carlo Masini, Echi della morte di Bakunin in Italia, da “Movimento operaio” (Milano), sett. – ott. 1953. t. à p.
Anna Tito, Bakunin il diavolo in corpo, Storia e dossier 115, pp 51-54
James Guillaume, La ribellione del giovane scita Michail Bakunin, Tellus 26, pp. 47-49, con rara immagine di B. di Bruno Magoni, Bakunin, olio su carta, 2004, cm 21×30
Theo Bruns, Eine Rose für Bakunin, Die Wochenzeitung, 6.1.2000
Congresso della Pace e della Libertà Lugano 23-28 sett. 1872: resoconto di Gazzetta Ticinese con lettera d’accompagnamento di R. Broggini (fotocopie)
Hugo Ball, Michael Bakunin, ein Brevier (fotocopia della prima pagina del manoscritto)

b) Opuscoli e libri
AAVV, Baj/Bakunin, Atti del convegno di Monte Verità, Ascona, 5.10.1996, La Baronata 2000
Bacchelli, Riccardo, Il diavolo al Pontelungo, Mondadori, 1987
Bakunin, Michele, Archives Bakounine, E.J. Brill, Leiden, 1961-1981; Opere complete, Anarchismo, Catania 1976-1993
Bakunin, Mikhail, Sozialpolitischer Briefwechsel mit Alexander Iw. Herzen und Ogarjow, Karin Kramer Verlag, Berlin 1977
Bienek, Horst, Bakunin, eine Invention, Carl Hanser Verlag München 1970
Binaghi, Maurizio, Addio, Lugano bella, Dadò, Locarno 2002
Brupbacher, Fritz, 60 Jahre Ketzer, Genossenschaftsbuchhandlung, Zürich 1935
Carr, E.H. Michael Bakunin, The Macmillan Press, London 1975 (vedi anche Edward H.
Carr, traduzione di Bruno Maffi, Bakunin, Milano, RCS Libri, 2000)
Enckell, Marianne, La Federazione del Giura, La Baronata, Lugano 1981
Grawitz, Madeleine, Michel Bakounine, Plon, Paris 1990
Guillaume, James, L’Internazionale. Documenti e ricordi. Centro studi libertari Camillo Di Sciullo, Chieti 2004
Huch, Ricarda, Michael Bakunin und die Anarchie, Insel Leipzig 1923
Jeanne-Marie (Violette Gaffiot), Michel Bakounine. Une Vie d’homme, Noir, Genève 1976
Kaminski, H.E., Bakunin. Vita di un rivoluzionario, Anarchismo, Catania 1979
Langhard, J., Die anarchistische Bewegung in der Schweiz, V. Detlev Auvermann, Glashütten, 1975
Lehning, Arthur, Bakunin e gli altri, Zero in condotta, Milano 2002 (con alcuni estratti dal “Taccuino” di B.)
Masini, Pier Carlo, Cafiero, Rizzoli, Milano 1974 L1991
Masini, Pier Carlo, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta, Rizzoli, Milano 1972
Masini, Pier Carlo (a c.d.), Epistolario inedito dell’internazionale, Zero in condotta, Milano 2013
Mondada Giuseppe, Minusio. Raccolta di memorie, Dadò Editore, Locarno 1990
Nettlau, Max, M. Bakunin, Schwarze Presse, 1972
Nettlau, Max, Bakunin e l’Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Il Risveglio, Ginevra 1928
Wittkop, Justus Franz, Michail A. Bakunin, Rowolt, Reinbek b. Hamburg, 1974

c) Video
Carlo Cafiero, il figlio del sole. Un documentario di Ezio Aldoni e Massimo Lunardelli, Studio digit 2011 (durata 45’, italiano)

d) Opere utili ma non disponibili al Circolo
Catteau, Jacques (a c. d.), Bakounine. Combats et débats. (Collection historique de l’Institut d’Études Slaves; 26). Institut d’études slaves, Paris 1979
Domela Nieuwenhuis Ferdinand, Michael Bakunine. 1814-1876, Storch, Blaricum 1909
Hutter I., Grob S., Die Schweiz und die anarchistische Bewegung, in Zuflucht Schweiz, a cura di C. Goehrke e W. G. Zimmermann, 1994, 88-96
“Il Risveglio”, Ginevra 3 luglio 1926
Iswolsky, Hélène [Elena Aleksandrovna Izvol’skaya], La vie de Bakounine. (Vies des hommes illustres ; 44). Librairie Gallimard, Paris 1930
La Memoria justificativa de Bakunin sobre la Baronata (28-29 de Julio de 1874). A c. d. Max Nettlau. In: La Protesta. Suplemento quincenal, Buenos Aires, 8. Jg., Nr. 315, 31. Oktober 1929, S. 560-566. Nr. 316, November 1929, pagg. 595-599. Vedi Guillaume, James, L’Internazionale. Documenti e ricordi. Centro studi libertari Camillo Di Sciullo, Chieti 2004
Leier, Mark, Bakunin: The Creative Passion – A Biography, Seven Stories Press, 2009
Martinoni, Renato, Michele Bakunin a Locarno, l’eredità delle sue idee, Giornale del Popolo, 8 ottobre 1991
Masters, Anthony, Bakunin, the Father of Anarchism, Sidgwick & Jackson, New York 1974
Mendel, Arthur P., Mikjail A. Bakunin: Roots of Apocalypse, Praeger, New York 1982
Nettlau, Max, Michael Bakunin: eine Biographie [Faks. der autog. Ausg.] London 1896- 1900., Milano, Istituto Giangiacomo Feltrinelli, 1971 [Feltrinelli Reprint] (disponibile per la consultazione al Sozialarchiv di Zurigo)
Nettlau, Max, Michael Bakunin: eine biographische Skizze, Berlin: Paul Pawlowitsch, 1901. http://quod.lib.umich.edu/cgi/t/text/text-idx?c=labadie;idno=2917029.0001.001; Michele Bakounine. Un schizzo biografico. Biblioteca dell’Avvenire sociale, Messina 1904
Nettlau, Max, Bakunin und die russische revolutionäre Bewegung in den Jahren 1868- 1873. In: Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung. Hrsg. von Carl Grünberg, Leipzig, Band 5, 1915, pagg. 357-422 http://www.literature.at/viewer. alo?objid=12624&viewmode=fullscreen&page=361
Nettlau, Max, Gli amici e i compagni di Bakunin, in: Fede! 5, 11 e 25 luglio 1926
Nettlau, Max, Bakunin, la Baronata y la insurrección de Bolonia (1874) en un «romanzo storico». In: La Protesta. Suplemento quincenal, Buenos Aires, 8. Jg., Nr. 313, 30. September 1929, S. 505-511. Nr. 314, 14. Oktober 1929, pagg. 532-536
Steklow, George [Jurij Michajlovic Steklov], Michael Bakunin: ein Lebensbild, Stuttgart:
J.H.W. Dietz Nachf., 1913. http://quod.lib.umich.edu/cgi/t/text/text-idx?c=labadie;idno=2917027.0001.001
Peter

Bollettino: Bollettino 9

Utopie – Testi sulle utopie al Circolo e altrove

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 8 – novembre 2012)
“Utopia”: etimologicamente “luogo inesistente” (o “luogo felice”?) – il migliore dei mondi è soltanto pensabile o anche possibile o addirittura certo? La risposta a questa domanda distingue utopisti e scrittrici e scrittori di utopie, politica e letteratura. Ecco alcuni testi a partire da ciò che c’è in biblioteca (come utopia “dichiarata” o come utopia nel senso di pensiero che cerca di spezzare i legami con l’esistente), da mie letture personali, da discussioni con Giampi e con amiche.

Maria Luisa BERNERI, Viaggio attraverso utopia, ed. a cura del Movimento Anarchico Italiano, Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1981 (titolo originale: Journey through Utopia, Londra 1950) (L547) descrive e valuta criticamente i più importanti scritti utopistici da Platone fino alle utopie di inizio 20mo secolo. Tra questi al CCV per esempio William MORRIS, Notizie da nessun luogo, Silva editore, Teramo 1970 (L790) (titolo originale: News From Nowhere, 1891).
Di quegli anni anche Charles FOURIER (1772-1837), Contro la civiltà, a cura di Maria MONETI, Guaraldi Editore, Bologna 1971 (L2499), un’antologia di scritti allo “scopo di fornire al lettore italiano un’immagine il più possibile esauriente e veritiera del pensiero dell’utopista francese”.

Andando avanti nel tempo, troviamo Giuseppe THOLOZAN, In un paese chiamato utopia (saggio sulla libertà), ed. Ipazia, Ragusa 1979, una bella descrizione della libertà, che muore quando la si vuole tutta per sé (L224/I/2). Nello stesso volume: Marco GIAMBELLI (Marchino), Come avvenne che un popolo visse senza moneta.

Lo stesso anarchismo per certi versi è un’Utopia in senso politico, di esigenza di un cambiamento radicale: troviamo per esempio di James GUILLAUME, Dopo la rivoluzione, ed. Collana libertaria, Torino 1964 (reprint del 1980, L243). Il testo è uscito la prima volta nel 1876 con il titolo Idées sur l’organisation sociale. Oppure di “UNO DELLA TRIBÙ” [Randolfo VELLA], Pre-Anarchia – Pareri pratici sull’organizzazione della società pre-anarchica, ed. Vogliamo (della rivista Vogliamo! Era responsabile Carlo Vanza), Lugano 1932 (al circolo: Preanarchia, ed. F.A.I., Torino 1954 (Op1047/R). Più recente, Andrea PAPI, Tra ordine e caos, un’utopia possibile, ed. Matzneller Editions, Bozen 1998 (L1451): l’anarchia quale luogo supposto dell’utopia, perché “si propone come condizione generalizzata in cui non c’è egemonia prevaricatrice di una parte della società su tutte le altre, mentre c’è una generale e condivisa volontà di praticare giustizia e equità”.
Louis MERCIER-VEGA, La pratica dell’utopia, ed. antistato, Milano 1978 (L366, trad. dal francese), descrive come l’anarchismo muta “storicamente secondo i soggetti impersonati (ecco il suo pluralismo)”, ma “rimane ideologicamente identico a sé stesso secondo l’obiettivo posto (ecco il suo “utopismo”): l’emancipazione”.

Martin BUBER, in Sentieri in Utopia, Comunità, Milano 1967 (L2055) e in una riedizione ampliata in tedesco, Pfade in Utopia, ed. Schneider, Heidelberg 1985 (L1666), discute vari approcci e pensatori, da Fourier a Proudhon, Kropotkin e Landauer a Marx e Lenin, sviluppando poi l’idea dell’utopia sociale, di comunità nel senso di vivere non solo insieme, uno accanto all’altro, ma di relazioni umane, di intersoggettività.

Altre “utopie”, mi sembrano più “scontate”, come Philippe GROLLET, Laicità, utopia e necessità, ed. italiana a cura di Vera PEGNA, ed. L’avvenire dei lavoratori, quaderno 2007.3-4, ed. Traghelaphos, Firenze 2008 (L2941 – titolo originale: Laicité: utopie et nécessité) – “un resoconto di esperienze e di riflessioni che provengono dalla società civile belga, impegnate in difesa dell’uguaglianza tra tutti i cittadini nel libero esercizio del pensiero, della parola, del culto e del pluralismo culturale”.

Cerca di immaginarsi una società diversa, concretamente, p.m.: di lui delle Edizioni La Baronata, Lugano, bolo ‘bolo, Un mondo senza denaro, 2003 (L2328; al CCV anche l’edizione in tedesco del 1983 e una precedente traduzione del 1987), e Per un’alternativa planetaria, Lugano 2006 (Op1557; titoli originali: Für eine planetäre Alternative, 1990 e Der arbeitsfreie Mittwoch, 1996). Di altro genere e linguaggio, Albert MEISTER, Sotto il Beaubourg, ed. Eléuthera, Milano 1988 (titolo originale: La soi-disant utopie du centre beaubourg, 1976) (L206), “un’utopia postsessantottina, con cui delinea una più che realistica cultura autogestionaria” sotto il Centre Pompidou a Parigi, stimolante perché si immagina i cambiamenti man mano che le persone si abituano a vivere in libertà e perché il beaubourg mantiene gli scambi con il mondo dei Controllati, che a suo modo influenza. Si veda al proposito la biografia di Meister in questo bollettino.

Sul sito del CCV (http://www.anarca-bolo.ch/vanza/) cercando l’argomento “Utopia” si trovano una quarantina di altri titoli, ma in fondo la biblioteca è piena di “utopie” nel senso qui descritto.

Vi sono poi le “utopie vissute”. Per la rivoluzione spagnola, mi limito a citare due titoli delle Edizioni La Baronata, Lugano: Encarnita e Renato SIMONI, Cretas, autogestione della Spagnia repubblicana (1936-1938), 2005 (L2713), un’accurata ricerca sulla vita in un piccolo villaggio aragonese e Nils LÄTT (a cura di Renato SIMONI), Miliziano e operaio agricolo in una collettività in Spagna, 2012 (L3236), un’appassionata testimonianza di un anarcosindacalista svedese. Ronald CREAGH, Laboratori d’utopia, Elèuthera, Milano 1987 (L1236 e una precedente edizione di Antistato del 1985, L554), ha raccolto delle esperienze negli Stati Uniti.
Su questo tema si veda in particolare l’articolo di Giampi su Voce libertaria no. 12, marzo-aprile 2010, p. 6 s. (www.anarca-bolo.ch/vocelibertaria/), in cui presenta, oltre a Utopies américaines di CREAGH (edizione aggiornata e ampliata di Laboratori d’utopia), Agone, Marseille 2009, parecchie altre esperienze e testi, anche “nostrani”.
In biblioteca, molte opere su esperienze del genere (dalla Colonna Cecilia in Brasile a Christiania in Danimarca) si trovano inserendo quale argomento “autogestione”, “Spagna”, “Europa dell’est” (per il movimento per esempio maknovista in Ucraina), oppure “pratica”.
La Rivista A di Milano (in gran parte, soprattutto degli ultimi anni, al CCV) ha pubblicato parecchi articoli su cooperative autogestite, nel 2011-2012 per esempio nei numeri 362-367, 372, sia negli Stati Uniti (Coop made in USA, a cura di Enrico MASSETTI), sia in Italia ecc.
Un autore interessante (e di moda) forse anche David Graeber, che ha scritto vari testi sui movimenti che si stanno sviluppando in questi ultimi anni, tra cui La rivoluzione che viene – Come ripartire dopo la fine del capitalismo, ed. Manni, S. Cesario di Lecce 2012. Di lui al circolo tra l’altro Critica della democrazia occidentale. Nuovi movimenti, crisi dello Stato, democrazia diretta, ed. Elèuthera, Milano 2012 (L3231).

Tutto un mondo si apre con i romanzi di fantascienza, di cui cito in particolare di Ursula LE GUIN il bel I reietti dell’altro pianeta, Milano 1982 (3a ed.; titolo originale: The Dispossesed, An Ambiguous Utopia, 1974). L’autrice ci dà i ritratti di due modi di vivere civile: da una parte una società fondamentalmente anarchica, dall’altra una società opulenta, gerarchica. Il fascino particolare sta nella figura di Shevek, che accetta un invito a lavorare sul pianeta dei “ricchi” e dei “proprietari”, spinto dal desiderio di abbattere le barriere che sente tra i due mondi – la necessità di continuare a mettere in discussione l’esistente, che anche se partito con le migliori intenzioni rischia di pietrificarsi. Di LE GUIN al circolo abbiamo L’occhio dell’Airone, Elèuthera, Milano 1987 (L360) e La via del mare, Elèuthera, Milano 1994 (L2287).

Uno sguardo meriterebbero anche le “utopie femministe”: Anna M. VERGA e Piera VAGLIO GIORS, Utopia e femminismo, Luciana Tufani Editrice, Ferrara 2009, ci propongono “un viaggio attraverso mondi possibili immaginati da scrittrici utopiste”. Barbara HOLLAND-CUNZ (Hrsg.), Feministische Utopien – Aufbruch in die postpatriarchale Gesellschaft, Corian Verlag Heinrich Wimmer, Meitingen 1987 (2. Ed.) – libro regalatomi da Marianne Enckell del CIRA di Losanna (altra biblioteca fonte di “utopie”) – analizza romanzi e racconti di fantascienza e fantasy di autrici in particolare degli anni ‘70 (tra cui LE GUIN), nell’intento di trarne contenuti e ipotesi per il movimento delle donne. Nel contributo sulla struttura politica e i rapporti di potere nelle utopie femministe si rileva la vicinanza tra anarchismo e femminismo. Mentre l’anarchismo potrebbe dare degli input importanti al femminismo, la forza di quest’ultimo è di aver dimostrato la storicità del patriarcato e avere una buona capacità di analisi delle discriminazioni nell’ambito delle relazioni personali e sociali, aspetto meno sviluppato nell’anarchismo, più rivolto verso le istituzioni politiche, economiche e religiose.
Antje SCHRUPP (www.antjeschrupp.de), nel parlare di utopie trae esempio proprio dal movimento femminista e in particolare dalla politica del desiderio (di cui Monica ci ha parlato più volte al CCV) – utopia quale idea non concreta, ma che stimola il desiderio delle persone: si comincia a volerla realizzare e a metterla in atto, permette di uscire dagli schemi del pensare, lascia aperte più strade (contrariamente a idee politiche troppo elaborate, la cui realizzazione si blocca già sulla questione delle strategie). In italiano cito pertanto Lia CIGARINI, La politica del desiderio, con un’introduzione di Ida DOMINIJANNI, Nuova Pratiche Editrice, Parma 1995. Al circolo troviamo, a cura di Monica CERUTTI-GIORGI ed altre, ed. Archivi Riuniti delle Donne Ticino, Melano, Il simbolico delle donne. Percorsi d’esperienza fra storia, filosofia e traduzione, 2006 (L2938) e Alla luce del presente – Relazioni, pratiche e mediazioni di donne, 2010 (L3095).
Andate quindi a dare un’occhiata anche al settore “femminismo”. Vi troverete testi interessanti, come quello di Silke LOHSCHELDER ed altre, Anarchafeminismus, Auf den Spuren einer Utopie, ed. Unrast, Münster 2000 (L2560) (una seconda edizione è del 2009), che parla specificatamente dei legami tra anarchismo e femminismo.

Di questi tempi, si sente parlare più spesso di utopie. A Yverdon-les-Bains vi è persino un Musée de la science-fiction, de l’utopie et des voyages extraordinaires e il FRI Istituto Svizzero per scienze giuridiche e genderlaw (www.genderlaw.ch) il 28.1.2011 ha organizzato una giornata di studio e incontro con il titolo Pas de temps pour les utopies? Le droit face à la pluralité des formes de vie: perspectives, di cui presto uscirà la raccolta di testi (nel frattempo uscita: http://genderlaw.ch/index.php/DE/publikationen). Utopie quale mezzo e metodo per sviluppare e trovare nuove idee e rompere con, o perlomeno cercare di andare oltre, l’esistente.

Rose

Bollettino: Bollettino 8

Il fondo Lafranchi al Circolo Carlo Vanza

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 8 – novembre 2012)
Il Fondo Lafranchi è costituito da materiale depositato dalla moglie Malgorzata Turewicz Lafranchi in seguito al decesso di Fiorenzo Lafranchi avvenuto il 31 ottobre 1995.
Sostanzialmente si tratta, da un canto, di 252 titoli tra libri (in prevalenza) e opuscoli (alcuni) editi in gran parte negli anni ’70 e ’80 sul tema dell’anarchismo e che integrano la biblioteca di consultazione del Circolo.

Come curiosità, si può menzionare la presenza dell’opera (pubblicata per la prima volta nel 1901 sulla Gazzetta di Torino) della popolare autrice di romanzi d’appendice Carolina Invernizio Il figlio dell’anarchico (Lucchi, Milano 1965) nonché tre titoli in lingua turca (Camuroglu Reha, che potrebbe aver pubblicato sulla rivista anarchica turca “Kara” [nero], Ida Mett, Kronstadt 1921 e Georges Sorel; forse acquistati durante un viaggio a Istanbul nel 1993 con D. Rossini).
Inoltre, presso la biblioteca del circolo sono presenti l’opuscolo (anonimo) Niente di nuovo sotto il sole, Edizioni L’Affranchi, Vezio 1981, in cui l’autore presenta le sue motivazioni per il rifiuto del servizio militare. Ancora tra le curiosità rientra invece il volume di memorie del bandito ticinese Libero Ballinari, Per dolo eventuale, pubblicato senza indicazione dell’editore (ma si trattava di Lafranchi) del 1992.

D’altro canto, si tratta di complessivamente 3 scatole di materiale cartaceo che può essere suddiviso come segue:
1) documenti (generalmente fotocopiati) di natura teorica riguardanti le dipendenze
2) documentazione “Antenna Alice” 1981-1985
3) documentazione “Mensa Girasole”
4) scritto “I carcerati” di de Martini e Colombo
5) documento “Gruppo emarginazione e integrazione degli emigrati”
6) ricerca sulla nocività dell’ambiente di lavoro nelle fabbriche di Verbania
7) documentazione per la creazione di uno sleep-in/dormitorio
8) documentazione riguardante il tema “Education de rue”
9) “Progetto per l’ottenimento dello statuto di educatore di strada”
10) statuti “Altro Ticino”
11) materiale Aiuto Aids Ticino
12) comunicato degli operatori di strada
13) materiale sull’Associazione Comunità dei rigattieri Emmaus
14) “Riflessioni sullo sviluppo della terapia d’animazione”
15) Manifesto del Partito Asfaltista
16) rivista Incognito n. 1 1990
17) faldone Le Réveil Anarchiste con alcuni verbali di riunioni del C.A.R.G. del 1982 e una cronistoria del movimento anarchico di Ginevra dal 1968 al 1977
18) materiale sulla Journée Libertaire del 19 marzo (?)
19) faldone di materiale (ritagli, fotocopie ecc.) raccolto in previsione di future pubblicazioni
20) “Lettera sulla libertà” del 1990 (di Fiorenzo?)
21) materiale per una pubblicazione antimilitarista + citazione del Tribunale militare per rifiuto del servizio 1982
22) alcuni acquarelli
23) materiale contabile Atelier Scripto
24) 2 cartoline e 1 lettera a firma Laurent
25) alcune stampe d’arte e acquarelli
26) corrispondenza con case editrici e recensioni delle pubblicazioni L’Affranchi
27) corrispondenza con richiedenti libri
28) corrispondenza con autori (Manfredo Patocchi, Arnaldo Alberti)
29) corrispondenza riguardante la pubblicazione del Bakunin Brevier di Hugo Ball
30) corrispondenza con Libero Ballinari
31) curriculum vitae del 1983
32) autobiographie del 1978
33) 1 foto b/n di Fiorenzo + 1 cartolina con Fiorenzo, Olek e Margherita + alcune foto di sconosciuti
34) materiale vario
35) necrologi

Elenco dei titoli pubblicati dalle edizioni L’Affranchi e disponibili al Circolo (alcuni ancora in vendita):
AAVV, Rassegnazione è complicità. Il caso Marco Camenisch, 1992 (la prima documentazione pubblicata su una vicenda tuttora d’attualità)
ALBERTI ARNALDO, ch91, 1994
BAJ ENRICO, Che cos’è la patafisica?, 1994 (l’interlocutore di Baj di questo libro intervista era Fiorenzo Lafranchi)
BATAILLE GEORGES, La struttura psicologica del fascismo, 1990 (assente al Circolo)
BELLEI GIANLUIGI, Il lapis disarmato, 1989
BERTELLI PINO, Zero in condotta, 1992
BERTELLI PINO, Contro la fotografia, 1996 (pubblicato postumo da Malgorzata Turewicz Lafranchi)
DUVAL JEAN; LETOUZET BÉATRICE, La vita quotidiana e il resto, 1988
LAFRANCHI FIORENZO, Niente di nuovo sotto il sole, 1981
MÜHSAM ERICH, Ascona, Monte Verità e schegge, 1989
NOGUEZ DOMINIQUE, Lenin Dada, 1991
P.M., Bolo’bolo, 1987 (prima edizione italiana di un testo seminale)
PANIZZA OSKAR, Dal diario di un cane e altri scritti, 1988
PANIZZA OSKAR, Il concilio d’amore et coetera et coetera, 1988
PANIZZA OSKAR, L’immacolata concezione dei papi, 1991
PATOCCHI MANFREDO, Brevi manu, 1992
PÉRET BENJAMIN, Il disonore dei poeti, 1988
PERLMAN, FREDY, L’appello costante del nazionalismo, 1990
ROBIN ARMAND, La falsa parola e scritti scelti, 1995 (pubblicato postumo da Malgorzata Turewicz Lafranchi)
SEXBY EDWARD, Uccidere non è assassinare, 1990
SHELLEY PERCY BYSSHE, La necessità dell’ateismo e la mascherata dell’Anarchia, 1996 (pubblicato postumo da Malgorzata Turewicz Lafranchi)
VANEIGEM RAOUL, Isidore Ducasse e il conte di Lautréamont nelle poesie, 1991

Peter con l’aiuto di Gregorio

Per notizie biografiche di LAFRANCHI Fiorenzo (Fiore) si veda bolletttino CCV N. 8 – novembre 2012:
Dal “Cantiere biografico degli Anarchici in Svizzera”

LAFRANCHI Fiorenzo (Fiore)
Educatore, editore
Cadenazzo /TI 28.11.1957 da Mario e Carmen – Varsavia 9.8.1995

Sposato con la scultrice Malgorzata (Margherita) Turewicz. Figlio: Olek (-Dada), nato il 19.2.1995.
Domiciliato a Cadenazzo, Somazzo, poi a Bellinzona.
Studente educatore a Ginevra, collabora al gruppo locale che pubblica Le Réveil e in seguito MA! La sua difesa in quanto obiettore al tribunale militare verrà pubblicata nell’opuscolo “Niente di nuovo sotto il sole”. Rientrato in Ticino sarà educatore con i tossicodipendenti, poi con i disabili, e nel contempo editore dal 1982 al 1995 delle pubblicazioni ticinesi “L’Affranchi”. Cofondatore della Lega dei diritti dell’uomo, sezione della Svizzera italiana.

«Nel chiuso e triste panorama editoriale ticinese Fiorenzo Lafranchi ha rappresentato un unicum di grande valore. Al di là delle mode, del regionalismo più chiuso o dell’italianità cultural-borghese, ha portato un’apertura morale ed intellettuale che superava i confini del territorio per spostarsi verso mete più ambite e coraggiose. Solo l’audacia e la volontà delle proprie idee hanno permesso infatti di partorire un rogetto editoriale come il suo, alieno da sovvenzioni confederali e da aiuti altolocati, per creare in Ticino le edizioni “l’Affranchi”, piccole gemme di autoproduzione e di non subalternità al potere. (…) Ho conosciuto Fiorenzo anni fa, durante la realizzazione della mia rivista Imago. Ha iniziato le sue edizioni nel 1988 e subito, accanto allo sforzo ideale della ricerca dei testi si è unita la volontà di proporli assieme ai lavori di pittori diversi, e che possibilmente si conoscono, anche per ricercare un certo piacere del fare”. Accanto ai testi quindi – unico esempio del panorama ticinese – troviamo i disegni di Nando Snozzi, Fabrizio Soldini, Mario Carrìon, Francesco Jost, Celso Grandi e altri, fra i quali il sottoscritto. Proprio da qui è nato il sodalizio per una nuova collana, che chiamerà “Ouverture”, in cui lui, obiettore di coscienza, ha proposto i miei disegni dedicati appunto agli obiettori. Durante il lavoro comune lo rammento sempre entusiasta, febbricitante di idee, in perenne movimento ed azione come è stata la sua vita forse un po’ sregolata, ma certamente personalissima: fatta di ribellione all’esercito, di duro lavoro con i tossicodipendenti o di partecipazione alla neocostituita “Lega Svizzera dei diritti dell’uomo”. Poi la felice svolta del matrimonio con Margherita e la nascita il 19 febbraio di quest’anno del figlio Olek. Fiorenzo è scomparso a Varsavia all’inizio di agosto inaspettatamente, lasciandoci un patrimonio di idee e di cultura che andranno risistemati e valorizzati. A noi piace ricordarlo così attraverso il brano dadaista di una sua recente profetica lettera nella quale scriveva: ‘Comunque andare non è tornare!’» (G. Bellei).

Da “Azione”, 24 agosto 1995

«Un importante editore del Ticino, ticinese, è morto mercoledì 9 agosto, d’infarto, in Polonia. A soli 38 anni. (…) A Bellinzona abitava da poco tempo, qui venuto da Somazzo, nel Mendrisiotto, dove fino a un paio di anni fa aveva l’Atelier Scripto, ora a Viganello, agli Orti, dal 1982 la fucina delle edizioni L’Affranchi (…) Come si capisce, il nome delle edizioni è costruito sul cognome anagrafico. D’origine per così dire magica è anche il nome del figlio, che rivela la sua passione letteraria (e più che letteraria) per il Dada-Surrealismo. (…) Aveva una passione autenticamente tipografica, ha sempre lavorato alla fotocomposizione in modo artigianale (la macchina è datata, beninteso dacché l’informatica ha sveltito tali fatiche)*, ha creato un suo proprio carattere e anche un formato originale (piccolo, ma a rigore non un tascabile: 18 x 8,8 cm circa, se non mi sbaglio), stretto e un po’ lungo. (…)» (S. Zaffini)

*Una curiosità: si trattava di una macchina di grandi dimensioni proveniente dalla tipografia dei frati della Madonna del Sasso di Orselina, avventurosamente trasportata in elicottero sul piano.

Da “La Regione”, 31 ottobre 1995

«(…) Era un anarchico. Uno vero. Sapeva rispettare l’etimo della parola, al di là di ogni dogma imposto dagli –ismi ed –esimi dell’ufficialità. Il suo essere anarchico significava essere aperto a tutto e a tutti, non incancrenirsi in una vita incrostata di norme, scoprire la propria essenza più vera al di là delle etichette. Da qui, per esempio, la ‘necessità’ d’essere il primo a pubblicare uno stupendo Oskar Panizza ignorato da sempre dalla cultura italiana (…).»(D. Rossini)

Da “L’Asterisco” settembre-ottobre 1995

«[Fiorenzo Lafranchi] ci ha lasciati, inaspettatamente. E ci ha lasciato, ma non soltanto a noi che l’abbiamo conosciuto come amico e come editore, un progetto al di qua della sua assenza. Il suo essere solidale e le sue proposte creative, nel rispetto dell’utopia che ci implica, erano e rimarranno di stimolo per tutti noi che sentiamo la necessità di “estendere l’area del dissenso (nei confronti della miseria quotidiana, inalberata a simbolo della società odierna” (…)» (F. Scaravaggi)

Bollettino: Bollettino 8

Antropologia e anarchismo

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 7 – novembre 2011)
Tra antropologia e anarchismo sussiste un profondo legame (o “affinità elettive” come sostiene l’antropologo Brian Morris) fin dai tempi di Pietro Kropotkin ed Elia Reclus. Questi due ricercatori hanno inaugurato un filone d’indagine sulle società senza stato caratterizzato per la prima volta da un lato da un netto distacco dal mito del buon selvaggio a favore di un’analisi più strutturale e, dall’altro, dal superamento della pregiudiziale dell’inferiorità civilizzatoria. L’opera più importante di Kropotkin in quest’ambito è certamente Il mutuo appoggio, della quale disponiamo diverse edizioni in varie lingue al Circolo. Purtroppo non disponiamo (ancora) del difficilmente reperibile volume Les primitifs di Elia Reclus che però è integralmente consultabile in internet (Project Gutenberg) dedicato in ampia misura agli Inuit.
Per contro, la biblioteca ospita diverso materiale concernente un antropologo contemporaneo molto meno noto: Mosè Bertoni. Giovanissimo, si interessò degli antichi abitatori del Ticino e della Rezia, lasciando agli studiosi una ricerca sulle cosiddette “case dei pagani” nella Valle di Blenio. Il testo è stato ristampato dalle Edizioni La Baronata e può essere acquistato al Circolo.
Oggetto di grande interesse sono tuttora le sue indagini sui Guaranì del Paraguay, pubblicate in proprio nel 1927con il titolo emblematico di La civilización Guaranì che disponiamo però unicamente come ristampa anastatica (BINA, Asunción, 2004).
Danilo Baratti ha documentato questa esperienza nel suo Fare libri nella selva. Mosè Bertoni e la tipografia Ex Sylvis (1918-1929). Su Bertoni stesso sono disponibili la monumentale opera di Danilo Baratti e Patrizia Candolfi, L’arca di Mosè. Biografia epistolare di Mosè Bertoni (1857-1929); sempre di Baratti e Candolfi Vida y obra del sabio Bertoni. Moisés Santiago Bertoni (1857 – 1929). Un naturalista suizo en Paraguay nonché di Luciano Bernardi, Vies Parallèles de Mosè Bertoni et de Henri Pittier, di Christian Giordano Mosè Bertoni: Anarchist – Aussteiger – Anthropologe, Schweiz. Archiv für Volkskunde Basel 1984, di Peter Schrembs Mosè Bertoni (La Baronata, Lugano, 1985) e alcuni altri contributi maggiormente di divulgazione o strettamente bibliografici.
Nutriva simpatie per l’anarchismo anche il sociologo e antropologo Célestin Bouglé (1870 – 1940), professore di sociologia alla Sorbona (1905) e direttore dell’École Normale (1935), noto per uno studio sul sistema delle caste in India (Essais sur le régime des castes, 1908) che, più di ogni altro contributo, ha gettato le basi della moderna teoria sulla casta. Bouglé è anche autore di La sociologie de Proudhon, del 1911 (entrambi però assenti in biblioteca).
Uno studio fondamentale, anch’esso mancante in biblioteca ma che è comunque facilmente reperibile è il famoso Saggio sul Dono di Marcel Mauss (prima edizione del 1925) per gli aspetti sociali concernenti il principio di reciprocità.
Di transenna, val la pena evidenziare che la biblioteca dispone di parecchi altri testi classici (di autori non anarchici, come Frazer, Donner, Lévi-Strauss, Malinowski) in materia, i cui titoli sono reperibili online tramite l’item di ricerca “Antropologia” nel catalogo. Con un salto nel tempo arriviamo così al 1940, ossia all’ormai classico studio di E.E. Evans-Pritchard, I Nuer: un’Anarchia ordinata (al Circolo nell’edizione F. Angeli Milano 1979).
Come succede nelle scienze, un ricercatore non anarchico si imbatte in evidenze sociali che parlano di anarchia vissuta. Negli stessi anni, A.R. Radcliffe-Brown, considerato il padre dell’antropologia sociale moderna, stabiliva curiosamente i fondamenti del funzionalismo strutturale in antropologia sulla base della teoria del mutuo appoggio di Kropotkin, tant’è vero che dai compagni di studio a Cambridge veniva chiamato “Anarchy Brown”. Genuinamente anarchica è invece la prospettiva di Pierre Clastres, che con il suo La società contro lo stato (Feltrinelli Milano 1980) ha dato nuova linfa alla ricerca sull’origine del potere mettendo in luce l’esistenza di meccanismi sociali atti a contrastare l’insorgere di rapporti verticali.
A proposito di Clastres è sempre utile il volume speciale della rivista Volontà, L’anarchico e il selvaggio, 1986/1; vedi anche, tra i critici, J.-W. Lapierre, Vivre sans Etat? Seuil 1977. Anarchico è anche l’antropologo Harold Barclay, il cui interessante testo People without Government; An Anthropology of Anarchy è purtroppo disponibile al Circolo solo in tedesco (Völker ohne Regierung, Berlino 1985.).
Sempre in tedesco, disponiamo dei due importanti volumi a cura di Kramer, Fritz; Sigrist, Christian Gesellschaften ohne Staat. I e II, Frankfurt am Main 1983.
Per una discussione dell’influenza della socializzazione dei bambini nei popoli pre-letterati sul comportamento cooperativo e non-aggressivo, è tuttora valido Il buon selvaggio di Ashley Montagu, Elèuthera 1987. Murray Bookchin (L’ecologia della libertà, Antistato Milano 1984), dal canto suo, poggia il suo lavoro in parte su considerazioni antropologiche che coincidono con le caratteristiche sociali evidenziate per le società organiche (attinte da Freedom and Culture di Dorothy Lee e da The world of primitive man di Paul Radin).
Un discorso a parte meritano i presupposti antropologici del primitivismo (John Zerzan) del quale ancora non abbiamo titoli in biblioteca (anche qui, una lacuna da colmare). Tra i nostri scaffali è però presente un’opera contemporanea che è già un classico: Graeber, David, Frammenti di antropologia anarchica, Elèuthera Milano 2006.
Di sicuro interesse, benché assenti al circolo, lo studio Mutual Aid and the Foraging Mode of Thought: Re-reading Kropotkin on the Khoisan di Alan Barnard [Social Evolution & History, vol. 3, n. 1, 2004 (“The conclusion is that Kropotkin’s optimistic social theory remains applicable, and that the historical trajectory he saw, emphasizing the significance of voluntary organizations over state formations, is worthy of renewed interest”), The anarchy and collectivism of the “primitive other”: Marx and Sahlins in the Amazon, in (ed.) C. Hann Socialism: Ideals, Ideologies, and Local Practice, pp. 43-58. ASA Monographs 31, Routledge di Joanna Overing nonché Thomas David, Order without government: The society of the Pemon Indians of Venezuela.
Di grande utilità per la comprensione del dibattito attuale in atto sul tema è Roca Martínez Beltrán (coordinator) Anarquismo y Antropología. Relaciones e influencias mutuas entre la antropología social y el pensamiento libertario, La Malatesta Editorial Madrid 2008, che contiene tra l’altro l’utilissimo contributo Antropología y anarquismo: afinidades electivas di Brian Morris.
Più datato, ma con il pregio di essere in italiano(!), L’utopia selvaggia (Ragusa, 1984) di Emanuele Amodio che presenta le istanze politiche indigeniste attuali. In virtù della particolare attenzione dedicata dal Circolo ai lavori di Mosé Bertoni (bisognerebbe dire dei Bertoni considerando anche il cugino Luigi), la sezione etnologia prevede anche alcune ricerche specifiche sui guaranì del Paraguay (per esempio Meliâ, Bartomeu, El guaraní conquistado y reducido Bibl. Paraguaya de Antropología Asunción del Paraguay 1997, Robins, Wayne Etnicidad, tierra y poder CONAPI-CEADUC Asunción 1999).
Non propriamente classificabili come studi antropologici ma in qualche modo pertinenti sono le varie letture delle civiltà degli indiani del Nordamerica presenti con diversi titoli in biblioteca. Un totale cambio di prospettiva è offerto invece da chi applica criteri d’indagine etnologica alle civiltà occidentali, a partire dallo spassoso Tuiavii di Tiavea (Scheurmann, Erich), Papalagi, Stampa Alternativa Roma 1992 fino a Augé, Marc, Un etnologo nel metrò, Elèuthera Milano.

Peter

Bollettino: Bollettino 7

Energia nucleare? No grazie! – Testi e documenti sulla “questione nucleare”

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 6 – novembre 2010)
Pur essendo in Svizzera in funzione cinque centrali nucleari (Beznau I e II, Mühleberg, Gösgen e Leibstadt), questo tipo di produzione energetica è tutt’altro che incontestato nel nostro Paese, tant’è vero che in seguito alla massiccia opposizione popolare le due centrali di Kaiseraugst e Graben non furono mai costruite sebbene fossero già in parte rilasciate le necessarie autorizzazioni. Inoltre, nel 1990 il popolo ha accettato una moratoria di dieci anni sulla costruzione di nuove centrali nucleari.

Oggi l’industria atomica e il governo tornano però alla carica con un rilancio del nucleare in previsione della cosiddetta “penuria energetica” entro il 2020. Il 9 giugno 2008, la Kernkraftwerk Niederamt AG, una società di progetto della Atel Holding AG (Atel), ha presentato all’Ufficio federale dell’energia una domanda di autorizzazione di massima per una centrale nucleare con una potenza di 1600 MW. La nuova centrale nucleare dovrebbe sorgere a Niederamt, nel Cantone Soletta, presso la centrale nucleare di Gösgen. Il 4 dicembre 2008, la Axpo Holding AG e la BKW FMB Energie AG, hanno presentato all’Ufficio federale dell’energia una domanda di autorizzazione di massima per la sostituzione delle centrali nucleari di Beznau I e II e di Mühleberg. La costruzione delle nuove centrali nucleari, ciascuna con una potenza massima di 1600 MW, è prevista negli attuali siti di Beznau (Cantone Argovia) e Mühleberg (Cantone Berna). La decisione al riguardo sarà presumibilmente presa all’inizio del 2012. L’autorizzazione del Consiglio federale deve in seguito essere approvata dall’Assemblea federale (durata dell’iter: ca. 1 anno). Contro l’autorizzazione approvata dal Parlamento può essere lanciato un referendum. La relativa votazione popolare potrebbe quindi avere luogo presumibilmente nel 2013.

Di fronte a questo ringalluzzimento degli “atomici”, il lunedì di Pentecoste 2010, 5000 persone hanno manifestato a Gösgen contro la costruzione di nuove centrali nucleari, ponendo le basi per la rinascita di un forte movimento antinucleare anche in Svizzera.

Grazie soprattutto a un lascito di Giorgio Bellini, il Circolo dispone di diverso materiale di consultazione di questo tema, risalente in gran parte agli anni settanta e ottanta quando più forte era la contestazione antinucleare in Svizzera. In considerazione della complessità e della relativa novità del tema, in quegli anni circolavano numerosi testi d’approfondimento che pur apparendo datati restano validi per la sostanza. Unico problema: molti sono in tedesco, tra cui anche i seminariali testi di Robert Jungk, Die Zukunft hat schon begonnen [Il futuro è già cominciato], Rowohlt 1965 e Der Atomstaat [Lo Stato atomico], Rowohlt 1979 (questi testi provengono tra l’altro dal piccolo Fondo Davidsohn, un anziano comunista del locarnese deceduto anni fa, il cui materiale venne recuperato da Ferruccio d’Ambrogio).

In Svizzera ebbero allora una certa risonanza la documentata ricerca di Ralph Graeub, Die sanften Mörder. Atomkraftwerke demaskiert, Müller, 1972, il saggio Sonnenkraft statt Atomenergie di Gerhart Bruckmann, Goldmann 1980 (anche questo del Fondo Davidsohn), Ökologiegruppe Hamburg, Kleines Handbuch für Atomkraftwerksgegner. Ein Leitfaden für den Widerstand [Ossia: manuale di resistenza antinucleare], Trikont 1977, Peter Graf, Atomfront, Z-Verlag 1977 nonché le documentazioni della Fondazione svizzera dell’energia tra cui Energie für oder gegen den Menschen (1983/84) in cui sorprendentemente già si affronta la questione delle emissioni di CO2 come giustificazione a favore dell’energia nucleare. Interessante è anche il documento Urananreicherung (AAVV) del 1975. Il dibattito sul deposito delle scorie è tuttora di scottante attualità anche in Svizzera; su questo tema sono disponibili il Rapporto SES “Wege aus der Entsorgungsfalle”, 1981, Marcel Burri, NAGRA, Bohren für die Endlagerlösung, Rotpunktverlag 1985, e ancora SES, Geologische Aspekte der Endlagerung radioaktiver Abfälle in der Schweiz del 1979 per quanto concerne la Svizzera, il dossier “ahaus, das Buch zum Castor” (AAVV, 1999) per la Germania e il dossier Le temps des déchets dell’Association contre le nucleaire et son monde (1991) per la Francia.

La prossimità della Svizzera alla centrale di Creys-Malville alimentò l’interesse anche nel nostro Paese per il plutonio, da qui la pubblicazione del Livre jaune sur la société du plutonium da parte dell’Association pour l’Appel de Genève, La Baconniere 1981; sul tema vedi anche AAVV, Die Gefahren der Plutoniumwirtschaft, Fischer 1979. Al Circolo è disponibile altresì il testo di rivendicazione del famoso attacco con razzi contro la centrale in costruzione del 1982.

Mentre la storia della resistenza alla costruzione delle centrali di Kaiseraugst e Leibstadt è documentata in due volumi (Michael Schroeren, Z. B. Kaiseraugst, Friedensrat 1977 e ZAK, Atombetrug, 1978), la catastrofe di Cernobyl è oggetto del libro di Jurij Stscherbak, Protokolle einer Katastrophe, Athenäum 1988. Restando all’estero, il Circolo dispone per quanto concerne la Francia, di CFDT de l’Énergie atomique, Le dossier électronucléaire, Seuil 1980 (uscito dopo l’incidente nella centrale di Harrisburg) nonché, per l’Italia, di AAVV, I nucleodollari, cp editrice, 1977, Vroutsch, La radioattività e i suoi nemici, Anarchismo 1979, Raffaele La Capria, Una visita alla centrale nucleare, Obliquo 1978, il classico Contro il nucleare di Virginio Bettini, Feltrinelli 1977 e AAVV, La scienza operaia contro lo stato nucleare, Filorosso 1979.

Alcuni testi al riguardo sono di provenienza ticinese, in particolare Il pericolo nucleare del Movimento antiatomico ticinese (MAAT 1988), sempre dello stesso MAAT l’opuscolo Energia nucleare? No grazie del 1978 nonché l’opuscolo Contro le centrali nucleari del Comitato ticinese contro le centrali nucleari e la repressione (1978). Riguardo al movimento antinucleare in Ticino il Circolo dispone inoltre di un classatore contenente alcuni volantini, verbali, convocazioni di riunioni del MAAT e alcuni numeri del periodico del MAAT “Il Lucchetto” nonché qualche volantino di movimenti analoghi della Svizzera interna.

Inoltre il Circolo conserva alcuni numeri del trimestrale del MAAT “Eco” (1983), diventato poi periodico della Consulta ecologica della Svizzera italiana.

Infine è sempre consultabile l’archivio di “Azione Diretta”; questa rivista ha dedicato a suo tempo numerosi articoli alle lotte antinucleari in Svizzera.

 

Aggiornamento “Questione nucleare” 2014

Quando meno te l’aspetti, le cose cambiano. Ancora nel 2010 l’industria energetica aveva prospettato l’intenzione di costruire nuove centrali nucleari in Svizzera a Niederamt, Beznau e Mühleberg (questi ultimi siti di centrali già esistenti) . Ma l’11 marzo 2011, a seguito di un terremoto, si verifica un gravissimo incidente alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Nel corso dello stesso anno, il Consiglio federale e il Parlamento decidono l’abbandono graduale dell’energia nucleare, ponendo la prima pietra della cosiddetta strategia energetica 2050. La decisione prevede il divieto di costruzione o esercizio di nuove centrali nucleari. Gli impianti esistenti saranno disattivati alla fine del loro ciclo di vita e non saranno sostituiti. Va però detto che il principio non raccoglie unanimi consensi. Da un lato, secondo uno studio commissionato da Swissnuclear, l’agenzia della lobby atomica elvetica, pubblicato lo scorso mese di gennaio, il 64,3% della popolazione svizzera riterrebbe che le cinque centrali nucleari esistenti siano necessarie. Il 58% degli interrogati vorrebbe mantenere il mix esistente fra energia idroelettrica e atomica finché l’evoluzione dei costi e l’impatto della transizione energetica non saranno chiari. D’altro canto, i gruppi ecologisti premono sulle autorità affinché la durata di tutte le centrali nucleari svizzere sia limitata a un massimo di 40 anni. In tal modo l’uscita dal nucleare sarebbe concretizzata nel 2024 e i vecchi reattori di Beznau (I+II) e Mühleberg sarebbero disattivati con effetto immediato. Purtroppo, il dossier antinucleare non è ancora storia.

Peter

Bollettino: Bollettino 6

Educazione e anarchismo

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 5 – novembre 2009)
Cent’anni fa, il pedagogista spagnolo Francisco Ferrer scriveva: «La scuola imprigiona i bambini fisicamente, intellettualmente e moralmente, per dirigere lo sviluppo delle loro facoltà nel senso voluto dal potere (…). L’educazione significa oggi domare, addestrare e addomesticare (…). Si ha una sola idea molto precisa e una sola volontà: far sì che i bambini siano abituati ad obbedire, a credere e a pensare secondo i dogmi sociali che ci reggono (…). Non si bada ad assecondare lo sviluppo spontaneo delle facoltà del bambino, di lasciargli liberamente soddisfare i suoi bisogni fisici, intellettuali e morali; si tratta solo di imporgli per sempre di pensare in modo da conservare le istituzioni attuali (…). È perciò inutile sperare qualcosa dalla scuola com’è organizzata oggi» (F. Ferrer, La Scuola Moderna, Lugano, la Baronata, 1980, pp. 98-99).
Il centenario della fucilazione di questo anarchico promotore del movimento delle scuole laiche in Spagna (ottobre 1909) è stato l’occasione per una riflessione sul suo pensiero e la sua opera che si è tradotta ad esempio nella pubblicazione di un numero del periodico Voce libertaria dedicato in particolare a questo “martire dell’emancipazione umana” (N. 10, disponibile al Circolo al prezzo di 3 fr.). In questo numero si trova in particolare una breve ricostruzione della storia della Scuola Ferrer di Losanna (1910-1919) curata da Gianpiero e corredata da una fotografia della lapide collocata nella Piazza Francisco Ferrer a Novaggio (Canton Ticino) il cui testo recita: «A Francisco Ferrer di cui il corpo disfecero i preti ma il pensier con caduco vive e a dolci frutti appresta la scuola del popolo». Al tema è consacrato anche un supplemento a Umanità Nova (4 ottobre 2009) dal titolo “Barcellona 1909: fucilate il maestro Ferrer!”, disponibile anch’esso al Circolo. Inoltre, sono ancora in vendita alcune copie del volume “Francisco Ferrer Guardia, La scuola moderna e Lo sciopero generale”, citato prima, un’opera fondamentale per conoscere Ferrer e che contiene tra l’altro un’introduzione di Mario Lodi, un saggio di Jean Wintsch sulla Scuola Ferrer di Losanna e un’appendice bibliografica sull’educazione libertaria. Nella biblioteca del Circolo è inoltre disponibile il volume “Boletín de la Escuela Moderna” (Vulcano, 1980) con la traduzione italiana di 28 numeri del Bollettino pubblicato da Ferrer.
Sul tema sono interessanti anche il volume “Gli anarchici di Clivio e la scuola moderna razionalista” a cura di Amerigo Sassi (Macchione, 1998), che ripercorre le vicende della prima e unica Scuola Moderna Razionalista d’Italia e “Una scuola proletaria” di Tomaso Concordia (Il ponente d’Italia, 1958). Una curiosità in quest’ultimo testo è la citazione di un motto di Heiner Koechlin, un intellettuale libertario basilese pressoché sconosciuto all’estero. Nella sezione “a prestito riservato” il Circolo dispone del testo “Il secolo dei fanciulli” di Ellen Key (Bocca 1921), autrice invero ancora poco esplorata ma ricordata da Ferrer come “colei che auspicava un diluvio che annegasse tutti i pedagoghi”. (La Scuola moderna, cit. p. 91). Tra i classici, annoveriamo il testo di Max Stirner, “De l’éducation. Le faux principe de notre éducation et les lois de l’école” (Spartacus 1974), una raccolta di scritti di William Godwin sull’educazione (in “The anarchist writings”, ed. by Peter Marshall, Freedom Press 1986), gli “Ecrits pédagogiques” di Sébastien Faure (Le Monde Libertarie 1992) nonché, per quanto riguarda i classici non anarchici, di due differenti edizioni dell’Emilio di Rousseau.
Per un approfondimento sulla teoria e prassi dell’educazione libertaria disponiamo oggi fortunatamente dei due fondamentali testi di Francesco Codello: “La buona educazione. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill” (FrancoAngeli 2005) e del più agile “Vaso, creta o fiore? Né riempire, né plasmare ma educare” (La Baronata, 2005). Tutti e due disponibili solo in consultazione. Sempre di Codello menzioniamo ancora il suo “Educazione e anarchismo. L’idea educativa nel movimento anarchico italiano (1900-1926)” (Corso 1995).
Altri autori che ci offrono una rassegna agile della teoria e della pratica pedagogica antiautoritaria sono J. Spring, del quale disponiamo del testo “L’educazione libertaria” (Antistato 1981), Michael P. Smith “Educare per la libertà” (Elèuthera, 1990) mentre il testo di J.R. Schmid, “Compagno maestro. Esperienze di pedagogia libertaria” (Guaraldi 1972) è di carattere analitico di un’esperienza.
Di fondamentale importanza per una riflessione più recente sul tema sono i testi di Paul Goodman, come “La gioventù assurda” (Einaudi 1977) e “Compulsory miseducation” (Penguin 1972). Per quanto concerne l’Italia, oltre al classico Scuola di Barbiana, “Lettera a una professoressa” (Fiorentina 1976), disponiamo del conciso ma pregnante “Per una gioventù senza cuore” di Marcello Bernardi (Stamperia della Frontiera, 1984) nonché, sempre di Bernardi, de “Il problema inventato. Orientamenti di educazione sessuale dall’età prescolare all’adolescenza” (Emme edizioni, 1974).
Un posto d’onore in biblioteca meritano i vari libri di e su Alexander Neill e la scuola di Summerhill: in italiano di Neill “Questa terribile scuola” (La nuova Italia, 1976), “I ragazzi felici di Summerhill” (Red, 1990) e l’“Autobiografia” (Mondadori 1974). Un altro autore importante in questo contesto è Ivan Illich, del quale disponiamo tra l’altro di “Rovesciare le istituzioni” [con una introduzione di Erich Fromm] (Armando 1973) e del classico “Entschulung der Gesellschaft” (Rowohlt 1973). Tra le particolarità presenti in biblioteca meritano di essere citati i testi di Bruno Bettelheim, “I figli del sogno. È possibile fare a meno dei genitori nella educazione dei bambini? L’esperienza dei kibbuz israeliani” (Mondadori 1969), il dibattito proposto in “Diario di un educastratore” di Jules Celma (Guaraldi 1972) [Fra l’ottobre 1968 e il giugno 1969 un maestro alle prime armi concede piena libertà ai suoi scolari. Che uso ne fanno?], il bel volume “Una scuola una città” sull’esperienza del Centro educativo italo-svizzero di Rimini oppure il classico “Antiautoritarismo e psicoanalisi nella scuola” di Siegfried Bernfeld, oltreché numerosi testi di Alfred Adler.
La disponibilità in biblioteca di vari titoli di Wilhelm Reich ha tra l’altro suscitato la curiosità del settimanale Il caffè che nel suo numero del 4.10.2009 scrive a firma di Corrado Galimberti: «In Ticino è il circolo anarchico Carlo Vanza di Locarno ad avere a cuore la diffusione delle sue opere da “Il coito e i sessi” fino a “Superimposizione cosmica” passando per “Il tic come equivalente della masturbazione”». Inutile dire che la disponibilità dei testi di Reich (tra parentesi, quelli citati non li disponiamo…) in una biblioteca non significa «averne a cuore la diffusione» (tanto più che non si tratta di libri in vendita) bensì della prestazione di un servizio a fini di documentazione e ricerca concernente un pensatore assai importante per il discorso sulla liberazione sessuale nel ‘68 e dintorni.
E a proposito di ‘68 e dintorni è interessantissima la collezione di fascicoli del CSR su “La scuola non autoritaria”. Il Centro studi e ricerche di Paradiso aveva proposto questo «corso di informazione e documentazione per genitori, docenti e studenti» nel 1972. Al Circolo sono disponibili 7 fascicoli. Un’altra pubblicazione ticinese di quegli anni è L’altra scuola, un bollettino edito dal Centro ticinese di documentazione e di coordinamento sulla scuola (N. 1, ottobre 1972 – n. 16-17, 1974; manca il n. 2). Infine, due scatole raccolgono materiale sparso sul tema come alcuni numeri della rivista L’erba voglio, un documento della Coordination anarchiste de la région genevoise sull’educazione libertaria, un articolo sull’insegnante ticinese Maria Boschetti-Alberti che «profondamente insoddisfatta della sua scuola, si propone di cancellare la noia dai volti dei suoi allievi» oppure documenti sul Lycée Autogéré de Paris, sull’asilo libertario Inti a Lugano o sulla Autonome Schule Zürich.
Tutti i titoli citati (salvo altra indicazione) possono essere presi in prestito al Circolo.
Aggiornamento “Educazione e anarchismo” 2014
Senza voler completare i libri sopraggiunti al Circolo dal 2009 ad oggi, ci permettiamo di segnalare una novità del 2014 edita dalle Edizioni la Baronata, Il maestro non ama i bambini, di Henri Roorda, con un’introduzione di Francesco Codello.

Peter

Bollettino: Bollettino 5

Sul Sessantotto

(Bollettino del Circolo Carlo Vanza N. 4 – novembre 2008)
I 40 anni del ’68 sono stati, per il Circolo, non solo l’occasione per l’organizzazione di un entusiasmante ciclo di manifestazioni di rivisitazione e riflessione (vedi la rassegna delle attività in questo Bollettino) ma anche di un primo inventario della documentazione disponibile nella nostra biblioteca.
Sommariamente, si tratta di a) testi e documenti dell’epoca; b) i “classici” c) studi o documentazioni e d) testi, studi e documenti riguardanti il ’68 e dintorni in Svizzera e in Ticino.
Per un primo orientamento bibliografico può essere utile consultare il catalogo “1968-1969: formidabili quegli anni” dello Studio bibliografico Aurora (novembre 1999). Vale la pena inoltre di segnalare che nell’ambito della rassegna “Eppure il vento soffia ancora” organizzata quest’anno dalla Biblioteca cantonale di Bellinzona sono stati messi a disposizione online una bibliografia ragionata del fenomeno ’68 (www.sbt.ti.ch/bcb/home/link/bibliografie/68.pdf) e un dossier documentario su “Il ’68 in Ticino” http://www.sbt.ti.ch/bcb/home/drt/dossier/68).

Per quanto riguarda i testi per così dire d’epoca (ma generalmente si tratta di ristampe o raccolte successive, non di originali) disponiamo dei titoli seguenti.

a1Francia: Mouvement du 22 mars: Mai 68 Tracts et Textes (Acratie 1998); Movimento del ventidue marzo: Ce n’est qu’un début continuons le combat (Samonà Savelli 1969); Liaison des etudiants anarchistes: Anarchistes en 1968 à Nanterre (Acratie 1998); Centro di informazioni universitarie: Documenti della rivolta studentesca francese (Laterza 1969); Claassen/Peters: Rebellion in Frankreich (dtv 1968); Sauvageot, Geismar, Cohn-Bendit: Aufstand in Paris (Rowohlt 1968); Patrick Rambaud: Les aventures de mai (Grasset 1998).
a2Italia: la biblioteca possiede in particolare le collezioni (incomplete) di quegli anni di “Umanità Nova”, “Volontà”, l’“Internazionale” nonché i “Quaderni rossi”, una rivista che venne pubblicata nei primi anni sessanta ed ebbe una notevole influenza sullo sviluppo di una nuova critica anticapitalista in Italia. Di più ampio respiro e particolare interesse per le testimonianze di militanti d’allora (e di oggi) è il recentissimo Alla prova del sessantotto: l’anarchismo internazionale al Congresso di Carrara (Zero in condotta 2008, con CD audio).
Inoltre la biblioteca possiede un’ampia documentazione (libri, giornali e riviste) sul dramma della Banca dell’Agricoltura che così fortemente ha segnato non solo il nostro movimento ma tutta la contestazione in Italia dopo il 1969.
a3altri Paesi: Franz Goëss, Manfred R. Beer: Prager Anschläge (Ullstein 1968) [Cecoslovacchia]; Karl Heinz Roth: L’altro movimento operaio (Feltrinelli 1976); Bergmann, Dutschke, Lefèvre, Rabehl: Rebellion der Studenten (Rowohlt 1968) [Germania]; J, Newfield, Il New Left (Vallecchi 1968); The Skolnick report: The politics of protest (Ballantine 1969); USA ’70 (Edizioni politiche 1971); Forman: Imperialismo e Pantere nere (Samonà Savelli 1969) [Stati Uniti]. La biblioteca dispone inoltre di numerosi volumi di e sui protagonisti della protesta negli Stati Uniti: Malcolm X, George Jackson, Angela Davis, Weathermen, Martin Luther King.

b) I “classici”: piccola scelta di testi che hanno “ispirato” il ’68 e gli anni immediatamente successivi e che sono disponibili al Circolo
M. Bakunin: Stato e anarchia (Feltrinelli, 1968); J.P. Sartre: Mai ’68 und die Folgen (Rowohlt 1974) e Il mio testamento politico (Anarchismo 1978); Cohn-Bendit: Le gauchisme remède à la maladie sénile du communisme (Seuil 1968); Guy Debord: Die Gesellschaft des Spektakels (Gegengesellschaft 1974); Erich Fromm: L’umanesimo socialista (Rizzoli 1989); Bertrand Russel: Elogio dell’ozio (TEA 2001); N. Chomsky: Cinque anni di galera (De Donato 1968); H. Marcuse, Eros e civiltà (Einaudi 1968); H. Marcuse: L’uomo a una dimensione (Einaudi 1968); Gavi, Sartre, Victor: Ribellarsi è giusto (Einaudi 1975), AAVV: Antipsychiatrie (Rowohlt 1978); W. Reich: Ascolta, piccolo uomo (Sugar 1973); K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista (Editori Riuniti 1986); Mao Tsetung: Worte [Libretto rosso] (Peking 1972); P.-J. Proudhon: Che cos’è la proprietà (Laterza 1967); Fernanda Pivano: Poesia degli ultimi americani (Feltrinelli 1973), Che Guevara: Diario del Che in Bolivia (Feltrinelli 1968); J. Mitchell: La condizione della donna (Einaudi 1972); Kerouac: Sulla strada (Mondadori 1978); Martin Luther King: La forza di amare (SEI 1968); A. S. Neill: Questa terribile scuola (La nuova Italia 1976); Ivan Illich: La convivialité (Seuil 1973); Lenin: Stato e rivoluzione (Editori Riuniti 1970); Albert Camus, L’étranger (Gallimard 1957).

c) Studi e documentazioni: utili, anche se superficiali, i due volumi l’Espresso: Il ’68 (Espresso 2008); assai più articolato: Das Leben ändern, die Welt verändern. 1968: Dokumente und Berichte (Nautilus 1998); bello e abbastanza approfondito per l’Italia: Nanni Balestrini, Primo Moroni: L’Orda d’oro (SugarCo 1988); poi: Mario Capanna: Lettera a mio figlio sul sessantotto (Rizzoli 1998); Diego Giachetti: Un sessantotto e tre conflitti (BFS 2008); AAVV: La rivolta situazionista (TraccEdizioni 1992); Fernanda Pivano: Beat hippie yippie (Bompiani 1977); Paul Berman: Sessantotto (Einaudi 2006); ancora Capanna: Il Sessantotto al futuro (Garzanti 2008, un po’ autoreferenziale).

d) Per quanto riguarda la Svizzera, la biblioteca dispone in particolare di: Duvanel, Levy: Politique en rase-mottes (Réalités sociales 1984); AAVV: Lotte operaie in Svizzera 1945-1973 (Nuovi editori 1975); Müller, Lotmar: Der Bunker von Zürich (Walter 1972) e il nuovo AAVV, Zürich 68 (hier + jetzt 2008).
Per il Ticino, è utile partire da P. Macaluso, Storia del Partito Socialista Autonomo (Dadò 1997) e, per gli anni immediatamente successivi, da F. Veri: Realtà e percezione dei movimenti extraparlamentari d’estrema sinistra nella società politica ticinese degli anni ’70 (2004). Al Circolo è depositata una scatola d’archivio contenente ritagli di giornali, una cronaca degli avvenimenti e alcuni documenti fotocopiati sull’occupazione dell’Aula 20 della Magistrale, la contestazione del Festival del film (ottobre 1968), alcuni documenti del 1968 del Movimento Giovanile Progressista, alcuni ritagli di giornale successivi (testimonianze dei “reduci del ’68 ticinese”), uno studio di Zysset e Manglaviti “Il sessantotto”, alcuni ritagli riguardanti la repressione dei docenti Dellagana, Gianola, Ticozzi.
Inoltre, è disponibile la collezione di fascicoli “La scuola non autoritaria” del CSR (1972) e la serie di fascicoli “L’altra scuola” sempre del 1972 nonché l’ultimo numero della mitica rivista “Paria”.

Peter

Bollettino: Bollettino 4